Roma, 27 mar – Con all’incirca un mese di anticipo Il Manifesto lancia un appello per indire una grande manifestazione a Milano in vista del 25 aprile. Il motivo? Una chiamata alle armi contro il governo Meloni, così come accade contro Berlusconi nel 1994.
L’appello del Manifesto
Che il 25 aprile abbia poco peso per la maggioranza degli italiani lo dimostra il fatto che ogni anno si ripetano gli sforzi per riempirlo via via di significati più contingenti, come la semplice polemica elettorale. Così per Il Manifesto la liberazione da ricordare è quella del 1994 contro Berlusconi, quando lo stesso giornale volle organizzare una manifestazione per protestare contro il Cavaliere. Evento che ora intende ripetere: “La minaccia neofascista era forte trent’anni fa, quando erano al governo per la prima volta Berlusconi e Fini, ed è fortissima oggi che il governo con Meloni è spostato ancora più a destra”. Una compagine che viene descritta in questi termini: “Una destra aggressiva e rivendicativa che non riesce a rendersi presentabile a distanza di un anno e mezzo dalla vittoria. Ed è naturale che sia così, perché ha le radici nel ventennio fascista e nelle sue nostalgie, nella storia più nera di questo paese, in tutto quello che il 25 aprile è stato sconfitto”.
Il solito feticcio antifascista
In pericolo non è solo il nostro Paese, l’onda nera tracima i confini nazionali: “La minaccia non riguarda solo l’Italia ma l’Europa intera che precipita ogni giorno di più in una spirale di guerra. Ovunque partiti di destra estrema o dichiaratamente neofascisti mettono in discussione libertà, uguaglianza, diritti e convivenza pacifica”. Un’apocalisse che può essere sventata solo in una rinnovata Resistenza: “Vanno fermati nelle urne delle elezioni europee ma anche con una grande mobilitazione popolare che faccia rivivere i valori della resistenza e dell’antifascismo”. Una mobilitazione che per Il Manifesto dovrebbe concretizzarsi a Milano con “una grande manifestazione, più grande del solito, capace di parlare a tutto il continente”. Un invito a tornare in piazza “per battere autoritarismo e oppressione, razzismo e manganelli, precarietà, sfruttamento e devastazione ambientale non c’è bisogno di invocare il passato ma serve costruire un futuro migliore”. Insomma, il feticcio dell’antifascismo si mescola alla ossessioni più assurde e irreali.
Michele Iozzino