Non è ottimista. Ma non per questo si è chiuso, come molti altri intellettuali, nella sua torre d’avorio. Marcello Veneziani, ricordando un po’ il Montanelli che invitava a turarsi il naso e votare Dc, alle scorse politiche si è speso pubblicamente per il centrodestra. Ma non lo ha di certo fatto né per opportunismo, né, tantomeno, illudendosi che la vittoria di Meloni potesse garantire chissà quali cambiamenti. Marcello Veneziani ha manifestato lucido realismo, tutto qui, cercando forse di salvare il poco salvabile. Senza farsi illusioni e indulgere nella retorica della «destra finalmente al governo» che rischia solo di essere l’ennesima bruciatura per chi, da decenni, ha solo raccolto sonore fregature. Per lo scrittore e saggista, il nuovo governo rischia di poter (o voler) fare ben poco. Anche dal punto di vista del cambio di paradigma politico e culturale. A partire dalla collocazione internazionale – quasi sempre in ginocchio – dell’Italia e dal recupero di tutta la sua memoria storica.
Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di novembre 2022
Intervista a Marcello Veneziani
Sulla Verità ha scritto a chiare note che non si vuole (e non vuole) illudere: farà davvero poco di destra questo governo?
«Al di là delle intenzioni e della buona o malafede, i margini per incidere veramente e per cambiare radicalmente sono molto ristretti. Ho fatto ricorso all’immagine della matrioska per far capire che la bambola del governo è dentro una serie di bambole più grandi – istituzionali, europee, atlantiche, economiche e globali – e dunque ha un raggio limitato d’azione. Se a questo aggiungiamo l’assenza di un forte e preparato gruppo dirigente e di un lavoro precedente di formazione, strategia e selezione, allora si deve realisticamente dedurre che è meglio non coltivare illusioni. Certo, sarebbe bello essere smentiti, ma in partenza bisogna avere i piedi per terra e giudicare dalle condizioni reali di partenza».
Nel libro dei sogni invece cosa si aspetterebbe da un governo di centrodestra?
«Oltre la capacità di affrontare con efficacia le emergenze sociali ed economiche di questo momento, mi aspetterei quel che è purtroppo impraticabile, viste le condizioni di partenza: un ripensamento radicale dell’Italia in ambito internazionale e un ripensamento della stessa Unione europea come è oggi concepita; un capovolgimento dei ruoli tra politica e tecno-economia; un’ardita politica sociale ed economica di riconoscimento dei bisogni e dei meriti; una politica per la famiglia, per le nascite e per l’assistenza degli anziani; una ripresa non retorica, ma effettiva, della memoria storica e della dignità nazionale; una battaglia culturale per smantellare l’egemonia ideologica della sinistra e del progressismo politically correct su tutti i piani. Ma stiamo sfogliando il libro dei sogni».
Come definirebbe, politicamente parlando, il movimento di Fratelli d’Italia?
«È un movimento che si autodefinisce conservatore, seppur di un conservatorismo non liberale e liberista ma sociale, nazionale e tradizionale. Però in virtù delle alleanze interne e internazionali, si presenta come un partito a vocazione atlantica, occidentalista e mercatista. Ha il beneficio e al tempo stesso la fragilità di un partito senza precedenti di potere, che dovrà mettere a frutto e insieme scontare la freschezza dell’inesperienza».
Meloni non ha fatto mistero di appiattirsi totalmente sulle posizioni atlantiste: c’è da aspettarsi almeno una maggiore libertà di azione in sede europea?
«La posizione atlantista è sconfortante e indebolisce tutta la forza e la coerenza del sovranismo e della politica di dignità nazionale, ma le vanno riconosciute due attenuanti: lo ha dichiarato subito, con la…
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Eppure le altre bambolone non se la passano benissimo e quindi non consentono scuse totali.
Meloni avrà certo i margini di manovra stretti, però se si trattasse di mettere nuove tasse avrebbe margini di manovra larghissimi da Bruxelles; solo che non lo fa e non lo farà. Quei margini di manovra larghissimi li avrebbe usati Letta di sicuro con la sua promessa di una patrimoniale sulla prima casa. Valutiamo la differenza e poi giudichiamo.