Roma, 18 dic – L’asse Giuseppe Conte-Beppe Grillo per salvare la poltrona del premier e del Movimento 5 Stelle tutto si basa su un dato politico ben chiaro, anche al comico genovese. Sondaggi alla mano e viste le ultime debacle elettorali, se cade il governo i 5 Stelle sono finiti. Ecco perché Grillo ieri è corso a Roma a dire ai suoi di tenersi stretta l’alleanza con il Pd, provando a convincerli che i dem di oggi sono meno peggio di quelli che i pentastellati hanno attaccato per anni. Al contempo, il premier, che sempre ieri, in occasione della presentazione del Piano nazionale innovazione, è andato a salutare nella platea del Tempio di Adriano sia Grillo che il patron dei 5 Stelle, Casaleggio jr, in tv a diMartedì si è affrettato a sbandierare che il suo “cuore batte a sinistra” e che alle Europee ha votato M5S. Una formula in pieno stile cerchiobottista, per tenersi buoni i giallofucsia.
L’incognita Italia Viva e le scadenze di gennaio
Legge di Bilancio a parte (sul cui destino grava il ricorso alla Consulta da parte della Lega, che hanno qualche chance di bloccarla), il Conte bis – una volta “scollinato” il 2019 – si ritroverà a gennaio stretti tra scadenze di vitale importanza per il destino dell’esecutivo. Sì, perché il 15 gennaio la Consulta dovrebbe pronunciarsi sul referendum leghista per l’abolizione della quota proporzionale dell’attuale legge elettorale. Fatto a cui va aggiunto che proprio oggi il comitato che chiede un referendum sul taglio dei parlamentari ha annunciato di aver raggiunto quota 65 senatori, necessaria per chiedere alla Cassazione la consultazione. E’ chiaro quindi che entro quella data Italia Viva dovrà decidere se andare al voto anticipato con l’attuale legge elettorale e senza taglio dei parlamentari (due fattori che “salverebbero” i renziani alle urne, visto le percentuali sui cui viaggiano. Questo significa che entro quella data Renzi dovrà decidere se far cadere o meno il governo.
Il presunto patto dei due Mattei
Ecco perché da qualche giorno si fa un gran parlare di un patto segreto (non poi così segreto, a quanto pare) tra i due Mattei per tornare alle urne. A suffragare tale scenario il fatto che la Lega avrebbe iniziato – secondo i sondaggi – a perdere qualche consenso e che Iv potrebbe superare l’attuale soglia di sbarramento e riconfermare gran parte dei parlamentari che hanno seguito Renzi nella scissione dal Pd.Queste cose le sanno bene anche Conte e Grillo. E se il primo, come suo solito, si è comportato da “premier per tutte le stagioni”, il secondo a Roma ha ribadito due concetti dirimenti: il capo politico Luigi Di Maio e il patto della poltrona con i dem non si toccano. A gennaio quindi ci sarà il redde rationem. Anche perché il 26 si vota in Emilia Romagna.
Adolfo Spezzaferro
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