Roma, 23 lug – «Oggi parte una nuova sfida. Da ora gli italiani che vogliono uscire dall’Unione europea hanno un partito». È questo il messaggio lanciato da Gianluigi Paragone, che stamattina ha annunciato la nascita di «No Europa per l’Italia», il suo nuovo partito pro Italexit. Un’opzione, quella dell’abbandono di Bruxelles, che sta raccogliendo sempre più consenso tra l’elettorato. «Questo è un tema di cui ho sempre parlato in televisione, e anzi speravo fosse l’obiettivo del mio mandato da senatore: dare fastidio alla Ue. Ma il Movimento 5 Stelle ha scelto un’altra strada, recandosi alla Mecca di Bruxelles. Quindi era necessario fare questa scelta, fatta con maturità e convinzione», ha spiegato l’ex senatore del M5S.
Paragone presenta il nuovo partito
Ma c’era davvero bisogno dell’ennesimo partito? «In realtà l’unico partito politico che mancava era proprio questo», dice Paragone rivendicando la sua scelta. «Tutti gli altri partiti, infatti, pensano di restare nella Ue e di correggerla, ma per me è inutile, oltre che impossibile. La crisi è adesso e la Ue non sta facendo nulla di efficace. Di più: noto molta leggerezza da parte delle altre forze politiche, che evidentemente non sanno cosa voglia dire -12% del Pil. Nelle crisi pregresse abbiamo dovuto fare i conti con suicidi, depressioni ecc. Non si può più aspettare».
«L’Italexit è l’unica soluzione alla crisi»
Perché una scelta così forte? «Oggi abbiamo una curva dell’indebitamento privato che tende a salire. Noi italiani abbiamo una grande tradizione di risparmio privato, ma il paradigma della Ue è il neoliberalismo, e quindi non può che portare più povertà. Il ceto medio è stato colpito, indebitato e impoverito. L’Italexit è la sola risposta concreta alla crisi. Qui dobbiamo tagliare il nodo di Gordio. È l’unico modo per far capire a Bruxelles che stanno sbagliando tutto», ha dichiarato Paragone. Che poi ha spiegato il senso del nome del partito: «Al centro del simbolo ci sarà scritto “No Europa per l’Italia”. Se questa è l’Europa, noi non la vogliamo. E dobbiamo ripartire dalla sovranità dell’Italia, perché l’Italia può competere con tutti, ma solo se ha una sua moneta, e non l’euro, cioè un marco svalutato».
«Il Farage italiano? Niente etichette»
E a chi gli chiede se si può definire il «Farage italiano», Paragone risponde: «No, non sono il Farage italiano. Tra l’altro queste etichette non portano quasi mai bene. Lui con la Brexit si è meritato la medaglia d’oro, io ancora no. Ma quello che è accaduto in Gran Bretagna può accadere anche in Italia». Ma quanto vale oggi il partito di Paragone? «La rilevazione di Piepoli – spiega il senatore – ci dà al 5%. Ed è un ottimo punto di partenza. La strada è lunga, anche perché credo che questa legislatura arriverà fino alla fine. Ma da qui alle elezioni, ve lo dico, sarà proprio l’Europa la mia migliore alleata. Perché, continuando con le sue folli politiche neoliberali, non potrà far altro che far tornare gli italiani ad abbracciare il tricolore».
Valerio Benedetti
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