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No green pass, manifestazioni vietate. Ecco le assurde scuse della Lamorgese

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 11 nov – Il giro di vite contro i no green pass prende forma: con una direttiva a questori e prefetti la Lamorgese vieta le “manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie” per “il rischio contagi”. “I questori ora potranno vietare cortei”, stabilisce la direttiva del ministro dell’Interno con le indicazioni sullo svolgimento delle manifestazioni di protesta dei no green pass. La direttiva precisa che le “restrizioni” potranno essere “valide anche per manifestazioni su altri temi”. C’è, si legge, “diritto al dissenso ma vi sono elevate criticità per l’ordine pubblico“. Ragion per cui la Lamorgese chiama i “prefetti” a individuare i “luoghi interdetti alle manifestazioni” da cui deriva un “potenziale pericolo per l’aumento dei contagi“.

No green pass, manifestazioni vietate: “Aumentano i contagi”

”Per assicurare la più efficace tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica determinate manifestazioni potranno tenersi esclusivamente nel rispetto di specifiche modalità di carattere restrittivo, per le quali, ad esempio potrà essere disposto lo svolgimento in forma statica in luogo di quella dinamica, ovvero prevista la regolamentazione di percorsi idonei a preservare aree urbane nevralgiche”. Si precisa, inoltre, nel testo, ”nell’esercizio del potere del questore andrà valutata ogni altra prescrizione finalizzata al rispetto delle misure anti-contagio”. In sostanza, niente cortei. Autorizzati solo sit-in e solo in determinate aree. Insomma, le proteste non devono nuocere a nessuno.

I cortei metterebbero a rischio la ripresa economica

Questo perché, si legge nella direttiva, finora le manifestazioni dei no green pass avrebbero determinato “elevate criticità sul piano dell’ordine e della sicurezza pubblica nonché sul libero esercizio di altri diritti, pure garantiti, quali in particolare quelli attinenti allo svolgimento delle attività lavorative e alla mobilità dei cittadini”. Con effetti peraltro particolarmente negativi nell’attuale fase di graduale ripresa delle attività sociali ed economiche”. In pratica, i cortei metterebbero a rischio la ripresa economica. Questo quando testimoni che hanno partecipato a tali manifestazioni nelle scorse settimane hanno riportato di cittadini che di tanto in tanto, nel corso del corteo (assolutamente pacifico) si staccavano per un acquisto in un negozio o un caffè in un bar. Il contrario esatto di quello che sostiene la direttiva, dunque.

Il potere di questori e prefetti di vietare ogni manifestazione

Tutto questo non viene preso in considerazione dalla Lamorgese, che invece dà disposizioni per mettere in campo ”adeguati servizi di ordine pubblico. Per la cui predisposizione i questori potranno avvalersi del concorso della polizia locale, ai fini di una mirata attività di presidio e vigilanza alle zone interessate allo svolgimento delle manifestazioni pubbliche”. “Laddove gli stessi questori non ravvisino esigenze impeditive, potranno adeguatamente modulare, per le aree diverse da quelle individuate come sensibili, l’esercizio del loro potere prescrittivo e confermativo in ragione di considerazioni fattuali, di tempo e di luogo, o di altre rilevanti circostanze quali il coinvolgimento nella manifestazione di un numero elevato di partecipanti”. In pratica, le manifestazioni potranno essere vietate in ogni caso.

Ma il rischio contagi non vale con i rave illegali e gli sbarchi di clandestini?

La scusa per questa stretta contro il diritto di manifestare è sempre la stessa: il rischio di contagi. Rischio che evidentemente per il Viminale non c’è nel caso dei rave illegali o in caso di sbarchi di clandestini. In conclusione, la direttiva conferma che le decisioni in merito alle manifestazioni andranno prese “dal comitato provinciale per l’ordine la sicurezza pubblica. E’ nell’ambito di questo contesto che dovranno essere valutati, grazie anche all’apporto dei sindaci nella loro veste di autorità sanitaria locale, i profili di criticità suscettibili di caratterizzare taluni luoghi del tessuto urbano cittadino, alla luce dell’andamento del fenomeno epidemiologico”.

Salvini accusa la Lamorgese di non saper fare il suo lavoro

La titolare del Viminale già all’assemblea nazionale Anci di Parma ha anticipato la linea dura (condivisa da diversi sindaci). “Servono regole che proteggano gli altri cittadini, il diritto al lavoro e il diritto alla salute”, ha detto. Non la pensa così il leader della Lega Matteo Salvini, secondo il quale il pugno di ferro è sintomo di incapacità. “Se vietiamo le manifestazioni perché non siamo in grado di far rispettare le regole, allora il ministro non sa fare il suo lavoro“, è l’accusa contro la Lamorgese. La leader di FdI Giorgia Meloni invece denuncia i due pesi e due misure del Viminale. “Ho visto il ministero dell’Interno che sparava con gli idranti contro lavoratori in ginocchio che si tenevano per mano e mi sono chiesta perché lo stesso Stato non abbia utilizzato gli idranti contro i rave illegali”, fa presente la Meloni.

In conclusione il dissenso contro le restrizioni del governo viene demonizzato perché aumenterebbe i contagi. La forzatura ulteriore sta nel fatto che spessissimo chi manifesta contro l’obbligo di green pass a lavoro non è un cosiddetto (impropriamente) no vax, ma è vaccinato. Tuttavia anche qui, evidentemente, il governo vede vaccinati di serie A e vaccinati di serie B, da mettere all’indice. Dal canto loro, i no green pass annunciano che non molleranno e che sabato torneranno in piazza.

Adolfo Spezzaferro

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