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Ok a 900 milioni per salvare Pop Bari. Ma è scontro al governo: renziani sul piede di guerra

by Adolfo Spezzaferro
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pop bari

Roma, 16 dic – La verifica della maggioranza è anticipata ad oggi. Dopo lo scontro sul salvataggio della Banca popolare di Bari, il premier Giuseppe Conte non intende aspettare gennaio per serrare i ranghi giallofucsia. Appuntamento quindi a stasera alle 21 per il vertice di Palazzo Chigi. Intanto il governo è alle prese con il decreto per salvare Pop Bari, bloccato tre giorni fa dai veti incrociati del leader di Italia Viva Matteo Renzi e il capo politico M5S Luigi Di Maio, varato ieri, nel Consiglio dei ministri convocato in notturna. Dopo un’ora e mezza di riunione, al termine una giornata scandita dalle polemiche incrociate di 5 Stelle e renziani, è stato varato il provvedimento da 900 milioni di euro. A quanto pare, il governo intende creare una banca di investimento con la ricapitalizzazione di Mediocredito centrale attraverso Invitalia, per il rilancio di Banca popolare di Bari, commissariata da Bankitalia. A superare l’impasse, il via libera alla richiesta dei 5 Stelle: il governo assicura l’azione di responsabilità nei confronti dei passati vertici della Popolare di Bari. E si impegna a sostenere eventuali prepensionamenti se saranno previsti dal piano.

Salvini soffia sul fuoco: “Alla commissione banche va bene Lannutti”

Ma la maggioranza resta spaccata, con Renzi che canta vittoria dopo gli attacchi sul crac di Banca Etruria: “Ci avevano rovesciato fango, ma sulle banche avevamo ragione noi”. E con Di Maio che invece precisa che “Banca Etruria fece perdere soldi ai risparmiatori e le banche venete furono ripulite con i soldi degli italiani e rivendute a 1 euro”. In Cdm poi Di Maio avrebbe ottenuto l’avvio immediato della commissione banche e l’impegno di Conte a chiedere a Bankitalia cosa farà per accertare le responsabilità dei vertici di Pop Bari. Come se non bastasse, il leader della Lega Matteo Salvini alimenta le fibrillazioni giallofucsia appoggiando il candidato M5S alla presidenza della commissione, ostacolato da Pd e renziani: “Va bene Lannutti. Basta fare in fretta”.

Zingaretti ridimensiona Conte: “Agenda 2020”

Intanto oggi al Senato si vota la prima fiducia sulla legge di Bilancio. Renzi prenderà la parola, e probabilmente farà ballare ancora una volta la maggioranza. Conte aspetterà il vertice di stasera per parlare del suo cronoprogramma, “Agenda 2023”. Ma a quanto pare il nome già non va più bene, perché il segretario dem Nicola Zingaretti parla di “Agenda 2020”. Insomma, un orizzonte più circoscritto rispetto ai desiderata di Conte. Nel Pd, secondo uno scenario del Corriere della Sera, ci sarebbero sospetti che Renzi abbia siglato un patto per il voto con Salvini, grazie alla mediazione di Denis Verdini. Quello che è evidente è che i renziani continuano a opporsi su ogni provvedimento dell’esecutivo. Conte dal canto suo sta iniziando a perdere la pazienza (o la speranza). E ci sarebbe chi l’ha sentito dire: “Se la verifica di governo fallisse, sarei io per primo a prenderne atto e a staccare la spina”. Al Nazareno serpeggia il timore che Renzi – visti i sondaggi non proprio lusinghieri per Iv – possa far cadere il governo per andare a votare con il Rosatellum, che ha una soglia di sbarramento bassa, fissata al 3 per cento.

Adolfo Spezzaferro

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Fabio Crociato 16 Dicembre 2019 - 12:18

Ma come procede e soprattutto chi valuta e giudica le passate gestioni fallimentari bancarie? Uno, due, tre…, commissioni parlamentari?! Gli “amici degli amici”, a massima ignoranza, convenienza, mancata professionalità, vogliamo metterli in braghe di tela o no? Non chiediamo che si suicidino, ma che ammettano in modo circostanziato e pubblico. Visto che i soldi per “parare” sono pubblici… Chi non vuole chiarire è a rischio di complicità, deve essere altrettanto chiaro.
Si chiede ai singoli individui di essere etici da parte di poteri che etici non vogliono essere. E’ sempre lo stesso problema. Altro che anti-populismo!

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