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Referendum costituzionale: vince il no, e Renzi si dimette

by La Redazione
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referendumRoma, 5 dic – Anche se non ci sono ancora i risultati definitivi, dato il divario tra il no ed il sì, il Presidente del Consiglio Renzi prende atto della sconfitta al referendum costituzionale e si dimette.
A mezzanotte e venticinque minuti, un’ora e mezza dopo la chiusura dei seggi e con circa 20mila sezioni scrutinate su 61mila, finiscono i mille giorni del governo non eletto più lungo della storia della Repubblica Italiana.
Le percentuali d’altronde parlano chiaro: 59,33% per il no e 40,67 per il sì, con le regioni del sud Italia a fare da traino con vere e proprie percentuali bulgare come per la sicilia dove il fronte del no ha raccolto poco più del 70%. Sul fronte opposto spiccano solo Toscana e Trentino-Alto Adige dove vince il sì insieme all’Emilia Romagna dove raggiunge una maggioranza davvero minima considerando che quella regione è sempre stata un “feudo” del Pd: 50,15%. Al nord, il no si aggira intorno al 60% andando a confermare la vocazione di “centro destra” di alcune regioni come Lombardia e Veneto.
Domani Renzi convocherà il Consiglio dei Ministri per stabilire la tempistica delle dimissioni, che comunque non saranno esecutive prima della legge di Stabilità e prima della nuova legge elettorale, quindi le elezioni potrebbero non essere così vicine come sembra.
Salvo quindi inciuci di palazzo e reimpasti che non sarebbero nuovi nella storia di questa piccola repubblica, ci siamo levati di torno il boy scout, come ha voluto ricordare Renzi stesso durante il suo discorso.

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1 commento

Dino Rossi 5 Dicembre 2016 - 7:55

Adesso il boy scout si prenda la responsabilità di varare una legge di stabilità in totale deficit. Il PD è alla deriva ci propineranno un tecnico gradito alla tecnocrazia di Bruxelles. Ma dobbiamo stare saldi su un governo a termine poi si va a votare! La legge elettorale si può portare a casa in 2/3 mesi. Renzi Letta Monti e Napolitano vanno indagati subito per alto tradimento, cessione di Sovranità Nazionale a Paesi terzi abuso di ufficio e quant’altro possa essere configurato come reato contro la Repubblica Italiana.

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