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Renzi pronto alla scissione dal Pd. L’ipotesi inciucio prende quota?

by Davide Di Stefano
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Roma, 12 ago – La partita per il voto in autunno o in alternativa per un eventuale “governo del Presidente” – con elezioni spostate almeno alla primavera 2020 – si gioca tutta dentro il Pd. Perché se è vero che l’azzardo è stato voluto da Matteo Salvini, che ha fatto saltare il banco per andarsi a prendere i “pieni poteri” in autunno, sono i dem ad avere i numeri decisivi per dare vita o meno ad un governo di transizione senza passare per le urne già tra pochi mesi. Da una parte Renzi, pronto anche alla scissione veloce e a dare vita in poche settimane ad un nuovo soggetto (dovrebbe chiamarsi “Azione civile”) pur di non andare al voto in autunno, dall’altra il segretario Nicola Zingaretti, che fino a ieri puntava dritto sulle elezioni in autunno, rifiutando senza se e senza ma l’idea di ogni possibile accordo con i 5 Stelle.

In molti “ammaliati” da Renzi

Già oggi le cose potrebbero iniziare a diventare un filino diverse. Perché se è vero che Renzi è uscito indebolito dal congresso dove in molti sembravano averlo abbandonato, l’idea di tornare al voto non piace praticamente a nessuno tra i parlamentari dem. Ecco dunque che un progetto politico guidato dall’ex premier potrebbe tornare improvvisamente attraente, soprattutto se sul piatto ci sarà la garanzia del ritorno alle urne il più tardi possibile. Del resto il partito della pagnotta è sempre più forte. Renzi, ringalluzzito dallo scenario politico mutato, manda messaggi quasi minacciosi a Zingaretti: “Ciascuno dovrà assumersi la propria responsabilità. Se (Zingaretti, ndr) voterà no all’accordo non potrà raccontare in campagna elettorale che bisogna fare una santa alleanza contro Salvini”.

Voto subito, Zingaretti ci ripensa?

Il messaggio è stato recepito da Zingaretti, che secondo fonti interne sarebbe già meno convinto di andare fino in fondo sul voto in autunno e “darla vinta a Salvini”. Perché oltre a Renzi pronto allo strappo, anche dirigenti come Dario Franceschini e Graziano Delrio non sembrano troppo convinti delle elezioni subito e sperano che Mattarella sia in grado di riavvicinare le posizioni dell’ex premier e dell’attuale segretario. Del resto i “pontieri” già si stanno muovendo. Uno di questi è Goffredo Bettini, da sempre vicino all’ala ex Ds e ai “capi romani” e quindi a Zingaretti: “O si dà vita ad un governo di lungo respiro, con una maggioranza chiara e un programma condiviso, o è meglio andare a votare, come ha detto Zingaretti”.

Insomma l’ex guru del “modello Roma” veltroniano pone l’ipotesi voto immediato in secondo piano, rispetto all’idea di un governo che porti a termine tutta la legislatura. Un messaggio rivolto anche a Forza Italia, o più precisamente a quei parlamentari più vicini a Berlusconi che non disdegnerebbero l’idea di un governo tutti dentro pur di mantenere la poltrona. E qui potrebbe entrare in gioco un altro pontiere storico, Gianni Letta, che sempre secondo indiscrezioni starebbe lavorando anche lui all’ipotesi di una nuova maggioranza.

I nomi buoni per la grande ammucchiata

Se inciucio sarà resta da capire con quale nome. Anche qui l’ipotesi di un Conte bis sembra perdere quota, con i nomi del solito Cottarelli, ma anche di Moavero, Tria e Cantone (tutti ben visti dal Quirinale) che iniziano a circolare. Qualsiasi sarà l’esito dei giochi di palazzo toccherà tenere conto del consenso. Agli italiani l’ipotesi di un governo tecnico, o comunque di una grande ammucchiata guidata da un tecnico, potrebbe non andare giù.

Davide Di Stefano

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1 commento

Antonio 13 Agosto 2019 - 4:49

Ai politicanti del PD interessa soltanto mantenere le poltrone, sono pronti a tutto e si vendono al miglior offerente. Con quale faccia di bronzo si può presentare Renzi dicendo che vuole migliorare le condizioni del paese ITALIA? Abbiamo bisogno di persone serie che hanno la volontà e la rettitudine di governare per gli italiani non per le poltrone!

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