Roma, 25 nov – Il governo giallofucsia sarebbe intenzionato a far tornare in classe gli studenti delle superiori, costretti a casa con le videolezioni, prima delle vacanze di Natale. La data papabile è mercoledì 9 dicembre, dopo il ponte dell’Immacolata. “Faremo il possibile per riaprire le scuole a dicembre – ha detto ieri sera il ministro della Salute Roberto Speranza – dobbiamo vedere il quadro epidemiologico, valutandolo giorno per giorno, ma le scuole sono e restano una priorità assoluta per il governo”. Nella maggioranza sono M5S e Italia Viva a premere per una riapertura il primo possibile. Le lezioni in presenza pertanto saranno al centro della riunione di oggi tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione delle forze giallofucsia. Al contempo, il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina in giornata farà una serie di incontri con i sindaci delle grandi città metropolitane, come Roma, Napoli, Milano, Bari (dove è concentrata la maggioranza della popolazione e quindi degli studenti) insieme al coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo (che preme da settimane per la riapertura), per fare il punto sul ritorno in classe. Non è escluso che le lezioni in presenza riprenderanno anche nelle zone rosse, dove – come è noto – sono costretti a casa gli studenti dalla seconda media in su.
Gli esperti spingono per un ritorno in classe
Gli esperti dal canto loro spingono per un ritorno in classe. La didattica a distanza sta causando “inevitabili problematiche e rischi di carattere psicologico” per gli studenti, ha fatto presente alla Azzolina il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) David Lazzari. Anche il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ha sottolineato che le lezioni in presenza non rappresentano un grosso rischio sul fronte dei contagi: “La scuola anche nelle ultime analisi fatte si conferma contribuire in maniera assolutamente marginale alla curva di trasmissione di SarsCov2. La potenzialità di infettare sopra i 10 anni è come negli adulti, mentre sotto i 10 anni è minore ma non assente”.
Impossibile riaprire le scuole a pieno regime
Ritorno in classe, dunque. Ma a scaglioni, a rotazione. Il nodo ancora da risolvere infatti è quello del trasporto pubblico, per evitare assembramenti. Per il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli si può riaprire soltanto in modo graduale: “La vera scuola si fa in presenza nessuno mette in dubbio questo principio. Purtroppo le criticità che hanno portato alla chiusura sono tutte ancora irrisolte: trasporti pubblici e gestione dei tracciamenti sono nelle stesse condizioni di quando si è deciso di chiudere. Se si individua un sospetto Covid tra gli alunni si innesca un processo lentissimo che di fatto paralizza tutto”. Quindi per Giannelli l’unica soluzione possibile è quella di “ritorni contingentati, presumibilmente in piccoli centri, in aree specifiche dove il virus circola di meno“. Insomma, i presidi escludono che “si possa riaprire in modo generalizzato nello stesso modo in tutti i territori, si riaprirebbe per richiudere poco dopo e anche questo stop and go non fa bene”. Per Giannelli, “visto che nel mese di dicembre ci sono molte feste si può ipotizzare un rientro simbolico il 9 ma nelle aree meno colpite“. Il Pd però resta scettico, con il segretario Nicola Zingaretti che ha messo le mani avanti: “Sul ritorno in classe decide la scienza“. Ecco, appunto: la scienza a quanto pare ha detto che non è rischioso. A meno che non si facciano gli stessi errori di prima.
Adolfo Spezzaferro
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