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Da Stamina a Blue Whale: per farla finita con il qualunquismo delle Iene

by La Redazione
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Roma, 9 giu – La figuraccia delle Iene sul Blue Whale e soprattutto l’incomprensione profonda della iena Matteo Viviani per le scorrettezze professionali compiute montando un servizio in modo tanto scorretto, aprono il dibattito sulla trasmissione televisiva Mediaset: è finalmente giunto il momento di liberarci di questo pseudo-giornalismo? A molti, la bufala Blue Whale ha fatto venire in mente quanto successo, tra il 2013 e il 2014, con il caso Stamina.

In quel caso, Giulio Golia firmò diversi servizi in cui si chiedeva che il metodo Stamina di Davide Vannoni, supposto alla cura di tante malattie neurodegenerative, venisse messo a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Com’è noto, Vannoni – che si è scoperto non essere neanche un medico, è finito nel mirino della magistratura, che ha acclarato l’assoluta infondatezza scientifica del suo metodo.

Ma le conclusioni della scienza e della magistratura cosa possono contro la potenza della tv? Come smentire, con degli argomenti pur solidissimi, la pornografia del dolore, le lacrime di genitori disperati riprese in primo piano, la sofferenza dei bambini malati per i quali, ci viene detto in modo assolutamente convincente, Stamina è l’unica speranza di vita? Le Iene sono il grillismo prima di Grillo, con il quale condividono un uso spregiudicato del qualunquismo e un semplicismo comunicativo che fa spavento. 

Segnano anche, per di più, un ulteriore sprofondamento della deontologia professionale del giornalista, cosa peraltro difficile in Italia, dove già stavamo rasoterra. Dalla confusione tra informazione, satira e spettacolo all’uso palese e disinvolto di tagli del tutto arbitrari, Le Iene non fanno neanche finta di svolgere un lavoro professionalmente onesto. Si badi, inoltre, a un altro particolare: molto spesso, gli autori dei servizi non sono le persone vestite da iena che vedete in video. Quelli sono degli attori, alle cui spalle c’è una redazione giornalistica. La cosa ha notevoli controindicazioni.

Le Iene, per esempio, possono fare pubblicità, cosa invece vietata a chi sia iscritto all’Ordine dei giornalisti professionisti, e per una buona ragione: non è corretto che chi, quotidianamente, racconta le notizie con un’aura di autorevolezza, poi reclamizzi dei prodotti. Non così per le Iene, che nella maggior parte dei casi non sono giornalisti, e quindi possono fare spot per chi vogliono. Con il risultato che il pubblico si ritrova dei personaggi che è abituato a vedere mentre svelano truffe e magagne che pubblicizzano un servizio telefonico. Che dovrà essere per forza il più conveniente, se c’è la garanzia dei “giustizieri” della tv, no?

Inoltre le Iene hanno una certa tendenza a schierarsi per le battaglie più politicamente corrette che esistano: che si tratti di dare addosso ai tassisti o di fare l’ennesima marchetta ai “migranti”. Alcuni dei volti storici del programma appartengono al più trinariciuto antifascismo (Enrico Lucci) e anche i volti nuovi sono spesso tratti dall’ambiente dell’estrema sinistra (Nina, per esempio).

Gli attacchi ai politici, di cui periodicamente vengono svelati vizi, marachelle e ignoranza, sono sacrosanti, ma fatti in maniera del tutto anti-politica, il che non può che favorire il commissariamento della politica da parte degli apparati tecnocratici (Grillo e Monti si tengono l’un l’altro, come diciamo da tempi non sospetti). Ciò non toglie che ogni tanto, ingolositi dallo scoop, possa uscirci anche il servizio “scomodo”, come quello sulle orge gay pagate con i soldi pubblici. Ma l’andazzo del programma è chiaro e va chiaramente nella direzione di un nuovo conformismo.

Giorgio Nigra

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4 comments

fabio 9 Giugno 2017 - 12:36

Mi faccia capire sig. Nigra, critica il modo di dare informazioni da parte delle Iene, ma nel suo articolo non specifica che la critica rivolta al servizio non è sulla veridicità di questo “gioco” assurdo chiamato Blue Whale ma sui filmati dei suicidi che hanno inserito nel servizio (leggerezza, questa si da parte della redazione).
Non le sembra anche questo un modo qualunquista e scorretto di fare informazione? A me si.
Inoltre le ricordo che in Italia esiste il reato di apologia del fascismo, quindi non comprendo la colpa di Lucci nell’essere un’antifascista…

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Francesco 9 Giugno 2017 - 3:24

forse devi leggere meglio, il passo che spiega l’intera polemica è questo ed è molto chiaro:
“Segnano anche, per di più, un ulteriore sprofondamento della deontologia professionale del giornalista, cosa peraltro difficile in Italia, dove già stavamo rasoterra. Dalla confusione tra informazione, satira e spettacolo all’uso palese e disinvolto di tagli del tutto arbitrari, Le Iene non fanno neanche finta di svolgere un lavoro professionalmente onesto. Si badi, inoltre, a un altro particolare: molto spesso, gli autori dei servizi non sono le persone vestite da iena che vedete in video. Quelli sono degli attori, alle cui spalle c’è una redazione giornalistica. La cosa ha notevoli controindicazioni”.

Ma si sa che la morale è a senso unico e i buoni e giusti possono permettersi ogni bassezza senza pagarne il prezzo (vedi Insinna).

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Anonimo 11 Giugno 2017 - 1:54

Forse e’ lei che deve leggere piu’ attentamente quello che ha scritto.
Non ha riportato da nessuna parte che la polemica e’ nata dal fatto che quei video non erano, come dicevano, quelli reali, e non che il meccanismo della blue whale non esista.
Inoltre, in televisione accade sempre che il giornalista che vediamo ha alle spalle una redazione che scrive o aiuta a confezionare la notizia.
In tutta sincerita’ mi sembra che stia criticando un programma che non le piace ( ovviamente ognuno e’ libero di guardare e pensare cio’ che vuole) mettendo nel calderone una serie di criticita’ che non hanno nessun fondamento e molte delle quali sono assolutamente gratuite, non concentrandosi sulla vera mancanza di quel servizio ( e quindi giustamente criticabile) cioe’ di aver dato per reali dei video che non lo erano.

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Francesco 9 Giugno 2017 - 3:27

Mi sa che devi leggere meglio, il passo fondamentale è questo:
“Segnano anche, per di più, un ulteriore sprofondamento della deontologia professionale del giornalista, cosa peraltro difficile in Italia, dove già stavamo rasoterra. Dalla confusione tra informazione, satira e spettacolo all’uso palese e disinvolto di tagli del tutto arbitrari, Le Iene non fanno neanche finta di svolgere un lavoro professionalmente onesto. Si badi, inoltre, a un altro particolare: molto spesso, gli autori dei servizi non sono le persone vestite da iena che vedete in video. Quelli sono degli attori, alle cui spalle c’è una redazione giornalistica. La cosa ha notevoli controindicazioni”.

Ma si sa che la morale è a senso unico e i buoni e giusti non sono tenuti a dare spiegazioni plausibili (v. Insinna). Le Iene sono veleno qualunquista senza sostanza.

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