Roma, 22 ott – Mentre la Francia è sull’orlo della crisi diplomatica con gli Usa, l’Italia si prende tuutto il tempo del mondo per appurare, con la massima calma, che anche noi siamo fra gli “alleati” spiati dalla Nsa statunitense. Hi Usa, infatti, avrebbero acquisito milioni d dati relativi alle nostre chiamate, se ed email.
Tre settimane fa, una delegazione di parlamentari del comitato di controllo sui servizi segreti è stata in missione negli Usa e qui ha ricevuto la certezza di un monitoraggio ad ampio spettro. Il vertice del Copasir, adesso, chiede chiarimenti al governo. Mentre in Francia si convoca l’ambasciatore americano e si grida allo scandalo, da noi l’esecutivo ancora tace e gli stessi Servizi segreti minimizzano, parlando di acquisizioni che “hanno come unico obiettivo l’attività dell’antiterrorismo”.
Claudio Fava, di Sel, inserito nella missione statunitense, spiega: “È un sistema di raccolta a strascico in base ad alcuni sensori. I vertici dei Servizi Usa ci hanno spiegato che il loro scrupolo principale è stato quello di rispettare le leggi americane sulla privacy e intervenire a tutela della sicurezza del Paese. Che tutto questo confligga con le leggi nazionali di Paesi alleati è un punto di vista che loro non hanno, ma che noi dovremmo avere”.
Resta la domanda di sempre: dato che la cosa è nell’aria da mesi, il presidente Letta ha già provveduto a chiederne conto a un presidente americano con cui ha stretto legami strettissimi e ha frequentazioni quasi mensili, oppure il nostro dialogo con Washington si limita all’offerta su un piatto d’argento di Eni, Enel e Finmeccanica?
Giuliano Lebelli