Tre settimane fa, una delegazione di parlamentari del comitato di controllo sui servizi segreti è stata in missione negli Usa e qui ha ricevuto la certezza di un monitoraggio ad ampio spettro. Il vertice del Copasir, adesso, chiede chiarimenti al governo. Mentre in Francia si convoca l’ambasciatore americano e si grida allo scandalo, da noi l’esecutivo ancora tace e gli stessi Servizi segreti minimizzano, parlando di acquisizioni che “hanno come unico obiettivo l’attività dell’antiterrorismo”.
Claudio Fava, di Sel, inserito nella missione statunitense, spiega: “È un sistema di raccolta a strascico in base ad alcuni sensori. I vertici dei Servizi Usa ci hanno spiegato che il loro scrupolo principale è stato quello di rispettare le leggi americane sulla privacy e intervenire a tutela della sicurezza del Paese. Che tutto questo confligga con le leggi nazionali di Paesi alleati è un punto di vista che loro non hanno, ma che noi dovremmo avere”.
Resta la domanda di sempre: dato che la cosa è nell’aria da mesi, il presidente Letta ha già provveduto a chiederne conto a un presidente americano con cui ha stretto legami strettissimi e ha frequentazioni quasi mensili, oppure il nostro dialogo con Washington si limita all’offerta su un piatto d’argento di Eni, Enel e Finmeccanica?
Giuliano Lebelli