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Tagli e razionamento: così il governo dei migliori ucciderà la scuola

by Sergio Filacchioni
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Roma, 14 apr- Di nuovo tagli alla scuola pubblica: nel nuovo Documento di economia e finanza (DEF) recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri i fondi stanziati in favore della scuola sono stati ulteriormente ridotti: se oggi l’Italia vi destina il 4,0% del Pil, si passerà al 3,5% entro il 2025. Contestualmente si innalza la spesa militare. Nelle scorse settimane il Governo Draghi ha comunicato l’intenzione di aumentare la spesa per la difesa fino al 2% del Pil, con un aggravio stimato in 13 miliardi di euro l’anno. Un risultato ottenibile attraverso due possibili strade: l’innalzamento del debito pubblico o, in alternativa, la sottrazione di tali risorse da altri capitoli di spesa. In altre parole non si può non notare che un primo taglio sostanzioso del governo “dei migliori” lo abbia effettuato alle spese relative all’istruzione.

Razionamento e tagli

Il Governo ha giustificato il taglio sostanzioso come un semplice “razionamento”, dovuto al calo demografico. Della serie, stiamo diminuendo come popolazione ma invece di investire sulla natalità incentiviamo i genitori a rinunciare all’idea di poter dare un’istruzione decente ai suoi futuri figli. Qualcuno potrebbe chiamarla dissuasione: sicuramente c’è del marcio in Italia. Nel DEF si legge che “da tempo le proiezioni ufficiali evidenziano una tendenza generalmente comune, anche se con intensità diverse nei paesi dell’Unione Europea, ad un rapido invecchiamento della popolazione” e che “ciò comporta, in primo luogo, una riduzione significativa della popolazione attiva e un maggiore carico su di essa delle spese di natura sociale”. Di conseguenza sembra che per far fronte alla probabile diminuzione della popolazione l’esecutivo abbia deciso di ridurre la spesa riservata all’istruzione. Una trovata da Nobel che non si preoccupano nemmeno di mascherare. Gli italiani diminuiscono? Tanto meglio, leviamogli anche le scuole perché non serviranno più.

Una strada già tracciata

Va detto, a onor del vero, che i tagli seguono la logica che da anni sposta i fondi destinati all’istruzione verso altri lidi. Su una cosa tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni si sono trovati sulla stessa linea: distruggere la scuola pubblica, ora con il centrodestra, ora con il centrosinistra ed ora con l’ennesimo governo tecnico. L’Italia già negli scorsi anni ha riservato all’istruzione una percentuale di Pil notevolmente minore rispetto alla media europea. Per rendere l’idea, secondo i dati dell’Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione Europea), nel 2018 con il 3,9 del Pil destinato all’istruzione l’Italia si è classificata al quartultimo posto in Europa. Peggio solo Bulgaria, Irlanda e Romania. La media dei Paesi dell’Unione è del 4,7% di prodotto interno lordo destinato alla scuola, entro il 2025 l’Italia potrebbe collocarsi all’ultimo gradino continentale. Ma ben armata di bagni gender fluid nelle Università.

Una questione di previsioni

Eccoci quindi di fronte all’ennesimo giro di vite di un governo tecnico sulla scuola pubblica italiana che rischia di ipotecare seriamente un futuro già di per sé nefasto. Cosa succederà dopo? Non è dato sapere, ma mentre si levano soldi a comparti essenziali di questa nazione – come l’Istruzione pubblica – altri ne arrivano a palate su progetti d’integrazione, quote rosa e propaganda gender. Non è difficile fare 2 + 2, il disegno di Draghi e del suo Governo è di proseguire sulla rotta tracciata della decostruzione, smantellamento e liquidazione dell’Italia, minando alla base ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri figli.

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2 comments

fabio crociato 15 Aprile 2022 - 11:21

Forse è il caso che sempre più popolo prenda atto definitivamente che la gestione del potere è stata sciaguratamente lasciata alla generazione, divenuta d’ incanto arcobalen-pacifista, del “pagherete caro pagherete tutto” !! A futura memoria…

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Concorso scuola, il ministero riconosce errori nei quiz: graduatorie da rifare 21 Aprile 2022 - 2:04

[…] Tagli e razionamento: così il governo dei migliori ucciderà la scuola […]

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