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La tassa di successione? Inutile spruzzata di marxismo

by Lorenzo Zuppini
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Roma, 22 mag – Partiamo dal fondo. Matteo Orfini, quello che dava di gomito a Carola Rackete durante lo speronamento di una motovedetta della Guardia di Finanza, ha domandato su Twitter come mai in Italia non arrivi mai il momento di redistribuire la ricchezza e di restituire qualcosa ai giovani. Si riferisce ai diciottenni, e tra poco spiegheremo il perché. Mario Draghi ha dichiarato urbi et orbi che questo non è il momento di chiedere i soldi ai cittadini, ma di dargliene. Sorvolando sul fatto che se si trattasse di una richiesta, tutti noi potremmo gentilmente rifiutarla. Evitando di versare tasse ed imposte, prendiamo atto di quanto detto.

La tassa di successione: un condensato di mediocrità e viltà

Vi è un filo rosso che unisce i due fatti e si chiama Enrico Letta. Il quale ha pensato bene di partorire una boiata: istituire un bonus per i diciottenni finanziandolo tramite una nuova tassa di successione che dovrebbe colpire i cosiddetti ricchi. Spremendosi le meningi, tentando di apparire credibile, ha anche aggiunto che l’1% della popolazione – i famigerati riccastri – è normale che finanzi a suon di tasse speciali i meno abbienti.

Prima di qualsiasi considerazione sulla mediocrità del pensiero espresso e sulla viltà traboccante da una proposta siffatta, ci permettiamo di ricordare al signor Letta che la platea di bisognosi è ampia. E si è ampliata grazie alla pandemia e alla gestione dissennata di quest’ultima ad opera anche del suo partito. E’ evidente che non accenneranno a migliorare, nonostante il rimbalzo del Pil del tutto fisiologico e che non deve dare false speranze. Tra qualche mese esploderà la bolla del blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione non potrà più essere erogata. Una miriade indefinita di famiglie sprofonderanno in una condizione economica peggiore della precedente, con evidenti ricadute anche sulla propria prole.

Il calcolo di quanto potrebbe costare una misura simile non è possibile farlo. Oggi, ipotizzando 10mila euro per circa 280mila persone (come spiegato dal Pd stesso), si aggirerebbe attorno ai 3 miliardi di euro. Ripetiamo: la cifra degli indigenti aumenterà e quindi aumenterà anche il costo del bonus di Letta. Va da sé che, oltre ad imporre una sonora bastonatura al famigerato 1%, sarebbe necessario un cospicuo numero di morti e di successive eredità da spartirsi per poter imporre la tassa di successione. Probabilmente sarebbe necessario un altro anno di pandemia serrata con i conseguenti decessi. La nostra non è ironia ma semplice constatazione della realtà, e fa male prendere atto che la sinistra si muova sul crinale sottile della disperazione. A meno che Letta non voglia negare che alla base di un decesso, presupposto della sua tassa, vi è la disperazione di una famiglia.

Diventati arcobaleno, rimangono marxisti

Emerge in tutta la sua drammaticità la natura di certa politica che ritiene il cittadino un suddito su cui fare gli esperimenti che preferisce. La dottrina di partenza è marxista sebbene il rosso sia sfumato nell’arcobaleno, ma la violenza di base è rimasta la medesima. L’approccio alla libertà dell’individuo è sempre costante e immutato: loro si ritengono legittimati a disporre delle nostre vite e dei nostri averi, giustificando le proprie perversioni ideologiche con un sempre presente stato d’eccezione che giustificherebbe dette misure.

Così è accaduto e accade con la pandemia, così Letta vuole che accada con la sua idea di bonus ai diciottenni. Utilizzando il generico concetto di povertà come ragione per rapinare i benestanti e far leva su dei meglio non precisati buoni sentimenti che dovrebbero contraddistinguerci.

I denari o le proprietà che qualcuno lascia in eredità non sono il salvadanaio cui i piddini possono attingere per soddisfare i propri sogni. Quel denaro è frutto di redditi messi da parte e già sottoposti a imposizione fiscale. Stessa cosa vale per gli immobili sui quali si pagano tasse da capogiro. E in ogni caso le dinamiche familiari che hanno portato delle persone a vivere nel benessere non devono interessare a Letta e ai suoi colleghi. Ledere la libertà che è alla base della creazione della ricchezza che vorrebbero redistribuire significa prendere a calci la dignità delle persone che, nella loro ottica, debbono ambire a ricevere i bonus finanziati dalla tassa di successione. Non si tratta di una battaglia sulle idee, ma di una battaglia di libertà.

Lorenzo Zuppini

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2 comments

Sergio Pacillo 22 Maggio 2021 - 8:28

La proposta di Letta sarà stata sicuramente letta male da Draghi, che ha da poco acceso un mutuo di un milione e mezzo di euro per l’acquisto di una villa di 13/14 stanze.

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Lappola 23 Maggio 2021 - 10:01

Questo è un drittone, un furbacchione; vuole rastrellare soldi per finanziare l’immigrazione, altro che la dote ai giovani. Soldi ai clandestini, ai centri di accoglienza (e mi fermo qui per non rischiare), e con la scusa di fare la dote ai giovani ci metterebbe altre tasse. Se fossimo così tanto sicuri di accantonarli davvero per i giovani… ma così tanto sicuri da poter disporre di una fidejussione di un Paese solvibile per i prossimi 30 anni, si potrebbe anche accettare, ma comunque senza lui nella gestione. Ripeto, senza lui nella gestione perché la gestione richiederebbe personaggi di stampo diverso.

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