Roma, 3 feb – C’era chi voleva rottamare i vecchi politici. Chi voleva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Chi non voleva morire democristiano. Chi voleva farla finita con i professionisti della politica. C’erano tutti questi, oggi, in aula, ad ascoltare il discorso di insediamento di Sergio Mattarella.
Una lagna buonista, morotea, con un colpo al cerchio e uno alla botte, banalità assortite, passaggi imbarazzanti come quello sul “volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi”, roba che a confronto Giovanni XXIII è Sid Vicious.
Ebbene, tutti i modernizzatori che siedono in Parlamento avranno criticato ferocemente un tale concentrato di politichese democristiano?Ovviamente no.
Per esempio Matteo Renzi, uno che fino a qualche tempo fa tuonava: “Non si può stare per decenni in Parlamento, lo dico ai politici che hanno attraversato la prima e la Seconda Repubblica: basta, avete già dato. La rottamazione significa mandare a casa questi politici che da vent’anni sono sempre lì”.
Ebbene, come avrà reagito questo svecchiatore della istituzioni al discorso di un politico entrato in Parlamento quando lui aveva otto anni? “Un discorso bellissimo”, ha sibilato quasi commosso.
E l’ex comunista Pierluigi Bersani, come avrà reagito alla reincarnazione di Donat Cattin? “E’ semplicemente Mattarella, la sensibilità, la sobrietà, i valori. Gli do il massimo dei voti. Secondo me è fantastico”, scandisce l’ex segretario del Pd.
Ma almeno il leader di Sel Nichi Vendola, maestro dell’arabesco dialettico, colui che osa portare il linguaggio poetico e la potenza delle rivendicazioni sociali, avrà sbattuto la porta indignato dopo tanto sfoggio di retorica anni ’50. O no? Ebbene, il governatore della Puglia ha detto di aver trovato nelle parole del Presidente della Repubblica “una straordinaria densità culturale e fedeltà allo spirito della Costituzione. Le sue parole sono state rivolte all’Italia che soffre, emarginata, precipitata nella povertà, che soffre gli effetti drammatici della crisi economica e sociale”.
Silvio Berlusconi, quello che più di ogni altro ha cercato, con mezzi più o meno ortodossi, di scardinare il grigiore istituzionale, ha usato toni meno aulici ma comunque positivi: “Mattarella ha fatto un discorso adeguato e rispettoso della Costituzione, proprio quello che noi ci aspettiamo da un Capo dello Stato”.
La leader di Fdi Giorgia Meloni, che di morire democristana non dovrebbe aver voglia, ha trovato addirittura “ineccepibile” il discorso di Mattarella.
Persino i grillini, che non hanno peli sulla lingua e se ne fregano dei rituali, quelli che dovevano mandare tutti a quel paese, se ne escono con moscissimi elogi di circostanza. Carlo Sibilia, del direttorio M5S, su Twitter sottolinea in diretta, durante il discorso: “Imparziale non si sentiva da anni in queste aule. Applauso più lungo”. Gli fa eco Roberto Fico: “In questo momento il nostro giudizio è positivo sul discorso ma vogliamo fatti”. Forse è vero che la politica italiana non morirà democristiana. Nel senso che democristiani lo sono già tutti in vita e in salute.
Adriano Scianca
1 commento
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