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Aiuti di Stato: un’altra ragione per uscire dalla gabbia europea

by Giuseppe Maneggio
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L’Antitrust Ue apre un indagine su aiuti di Stato a Trenitalia e Fs (nella foto il nuovo Frecciarossa 1000 appena uscito dall’officina di Ansaldo-Breda. Un’opera di ingegno tutta italiana)

Roma, 1 mag – Se cercate ancora delle buone ragioni per comprendere perché bisogna uscire da questa Unione Europea ve ne forniamo una, tra le tante, che sa di clamoroso. L’Antitrust di Bruxelles, tramite la Commissione europea, ha annunciato di aver messo sotto indagine l’Italia per sospetti aiuti di Stato a favore di Trenitalia e di altre società del gruppo Fs. Fin qui nulla di eclatante. Non è certo la prima volta che il nostro paese finisce nel mirino dei tecnocrati europei e non ci dilunghiamo nemmeno troppo snocciolando le ultime recenti multe che hanno estorto soldi pubblici alle casse di Stato italiane per capi di accusa a volte discutibili. Adesso nel mirino dell’Ue sono finite alcune compensazioni riconosciute a Ferrovie per i suoi obblighi di gestione del servizio pubblico. Ma anche il trasferimento di alcuni beni a titolo gratuito. Delle misure messe sotto la lente hanno beneficiato alcune società appartenenti al gruppo Ferrovie dello Stato. Si tratta delle controllate Trenitalia spa, che gestisce il trasporto di persone, e Fs Logistica, che si occupa invece del trasporto merci. A parere della Commissione europea queste forme di sostegno pubblico hanno conferito un vantaggio economico a Trenitalia e ad altre società del gruppo a scapito dei concorrenti. Scendendo nel dettaglio scopriamo però che alcuni di questi trasferimenti a titolo gratuito erano degli asset di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) che a sua volta fa parte del gruppo Trenitalia. In sostanza un lecito flusso finanziario tra società appartenenti allo stesso gruppo e non un vero e proprio aiuto di Stato. Oltretutto tali trasferimenti sono  legati alla riorganizzazione del gruppo Fs avviata durante i primi anni 2000 e per questo ulteriormente permessi per obblighi di distribuzione. La seconda misura oggetto dell’indagine è rappresentata dalle compensazioni che Trenitalia riceve dal 2000 per l’adempimento di obblighi di servizio pubblico nel settore del trasporto merci. Anche in questo caso Bruxelles nutre dubbi su questa necessità . Le autorità italiane sostengono viceversa che “l’obbligo di servizio pubblico sia necessario per garantire un servizio universale di trasporto merci da e verso l’Italia meridionale, al fine di mantenere e rafforzare la coesione regionale e l’equilibrio territoriale”. Quali possano essere i vantaggi di una concorrenza di mercato in un settore così strategico non ci è dato saperlo. I dogmi liberisti imperano nelle sedi europee ma fortunatamente in Italia la rete ferroviaria è un “monopolio naturale” che non può essere esposto alla concorrenza. L’esempio della radicale privatizzazione inglese per l’infrastruttura ha funzionato male, e anche la gestione privatistica dei binari avviata negli Stati Uniti appare difficilmente importabile in Europa. Sarebbe il caso che questi aspetti vengano espressi ben chiari e ad alta voce dai nostri rappresentati nelle sedi europee. Giuseppe Maneggio

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