Bassano, 19 dicembre – “Sul ponte di Bassano noi ci darem la mano” così cantano da un secolo gli alpini in una delle loro canzoni, e oggi, nel 2014, con l’approssimarsi del centenario della Grande Guerra, queste strofe trovano ancora un profondo significato pensando allo storico ponte vicentino.
Un ‘vecio’ alpino di Rubbio, piccolo paesino del comune di Bassano del Grappa, dopo aver donato tutta la vita alle penne nere è ‘andato avanti’ lasciando in eredità una cospicua somma al suo amato ponte.
Il Ponte degli Alpini di Bassano, infatti, non se la sta passando troppo bene e ha urgente bisogno di una ristrutturazione. Il problema però sono sempre i costi e al momento sia il comune del Montegrappa, sia l’Associazione Nazionale Alpini, hanno indetto una raccolta fondi cercando di coinvolgere istituzioni e popolazione. Tra le tante penne nere che stanno partecipando alla sottoscrizione, uno di loro ha risposto ‘presente’ prima di morire, lasciando alla figlia una busta con il denaro, che ha consegnato tra la commozione dei presenti, domenica scorsa in occasione di un raduno della Sezione Montegrappa che conta ben 10.860 iscritti.
Alcuni di voi si chiederanno il perché di così tanto attaccamento a un ponte; la risposta si trova nella storia d’Italia.
La cittadina di Bassano nella Grande Guerra è stata un importante centro logistico del Regio Esercito e ancora oggi nella sua chiesa-ossario riposano le ossa di 5.402 caduti. Ma il vero simbolo di questa località è il suo caratteristico ponte di legno che dovrebbe risalire intorno al 1200.
Il vecchio ponte sul Brenta da allora ne passò di tutti i colori: nel 1511 fu bruciato da monsieur De la Palisse durante la guerra della lega di Cambiai per essere rifatto nel 1522, ma una prima piena nel 1567 se lo portò via e fu riedificato tre anni dopo su progetto di Andrea Palladio.
Passati due secoli subì un’altra piena che lo distrusse nuovamente e venne rifatto nel 1750, per resistere fino al 1821 dove fu bruciato.
Nel corso poi del conflitto 1915-18 il ponte fu continuamente sotto attacco delle incursioni aeree austroungariche che lo danneggiarono gravemente per ostacolare il passaggio dei soldati italiani e dei rifornimenti, ma ogni volta tornava a fare il suo lavoro grazie agli sforzi degli alpini che se ne prendevano cura.
Anche la seconda guerra mondiale non lo risparmiò, colpito prima dagli aerei alleati e venne poi fatto saltare con esplosivi dai partigiani a guerra ormai finita.
Ma il ponte degli alpini è ancora li, perché anche se ferito o caduto, ha sempre trovato la forza di rialzarsi assieme ai suoi cittadini, rinascendo ogni volta più bello, con quel suo colore rosso laccato che ricorda la passione di un luogo stremato dalle guerre.
Oggi il Ponte di Bassano, danneggiato dal tempo e dalle intemperie, ha bisogno di cure e suona l’ennesima adunata attorno a sè. E come abbiamo visto, anche questa volta le penne nere non stanno disertando la chiamata, facendo il proprio dovere anche oltre la morte.
Andrea Bonazza