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Battisti, i familiari delle vittime chiedono giustizia. Torregiani: “E’ la volta buona”

by Ludovica Colli
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Roma, 13 gen – Adesso i familiari delle vittime di Cesare Battisti vogliono giustizia, a partire da Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso dai Pac e vittima lui stesso.

Finalmente questo terrorista è stato arrestato“, commenta Maurizio Campagna, fratello di Andrea, agente della Digos ucciso dai Pac a Milano nel 1979. “L’unica cosa – è quello che teme – è che tra l’arresto e l’estradizione ce ne vuole”.

L’ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac), colpevole di quattro omicidi e condannato in via definitiva all’ergastolo, era latitante dopo l’ordine di arresto emesso dal giudice del Tribunale Supremo brasiliano Luiz Fux e il decreto di estradizione firmato dal presidente uscente Michel Temer. E’ stato catturato ieri a Santa Cruz, in Bolivia da agenti italiani dell’Interpol. Portava una barba finta e aveva un documento d’identità in tasca.

Battisti è stato condannato in Italia a due ergastoli per quattro omicidi. Il terrorista ha sparato personalmente al maresciallo Antonio Santoro, a Udine il 6 giugno del 1978, e all’agente Andrea Campagna, a Milano il 19 aprile del 1979. Nell’uccisione del macellaio Lino Sabbadin, a Mestre il 16 febbraio del 1979, invece, Battisti fece da copertura armata al killer Diego Giacomini e, nel caso dell’omicidio del gioielliere Pierluigi Torregiani, avvenuta a Milano il 16 febbraio del 1979, venne condannato come co-ideatore e co-organizzatore.

I terroristi rossi all’epoca volevano punire anche i commercianti che si erano difesi durante i cosiddetti “espropri proletari“, ossia le rapine. Ecco perché nel mirino dei Pac finirono il macellaio di Venezia Sabbadin e il gioielliere di Milano Torregiani. In quest’ultimo caso, poi, all’omicidio si aggiunse un’ulteriore tragedia: nel corso della colluttazione, Alberto, il figlio del gioielliere fu colpito da una pallottola vagante, e da allora è paraplegico, sulla sedia a rotelle.

Forse davvero è una buona giornata, forse è la volta buona“, commenta al Corriere della Sera Alberto Torreggiani. “Tecnicamente è un fuggiasco, non coperto da nessuno status particolare – spiega – è un latitante e non ha più benefici. Quindi credo che nell’arco di 48 ore, una settimana al massimo sarà in carcere in Italia. Non penso che i brasiliani abbiano tanta voglia di tenerselo”.

Torregiani si era chiuso nel silenzio ormai da un anno. L’ultimo intervento fu al Giornale Radio Rai, quando ribadì che “Battisti è un criminale e un bugiardo che prende in giro tutti. E’ il responsabile morale dell’omicidio di mio padre“. Persino adesso, dopo tutta la protezione che l’assassino ha ricevuto in questi decenni, teme possa scamparla di nuovo: “Non oso pensare che ora possa trovare un escamotage“.

“Ancora non tiro un sospiro di sollievo”, commenta Lorenzo Conti, figlio dell’ex sindaco di Firenze Lando, assassinato da un commando delle Brigate Rosse il 10 febbraio 1986. “Finché non lo vedo in galera non ci credo che sconterà davvero la sua pena“.

“Ora il governo deve spingere per l’estradizione, siamo fiduciosi perché ora ci sono le motivazioni e la determinazione che in passato non c’erano”, dice Potito Perruggini, nipote di Giuseppe Ciotta, brigadiere di Polizia ucciso dai terroristi rossi di Prima Linea nel 1977. “Ho apprezzato il fatto che ora i terroristi vengono chiamati terroristi e non più ‘ex’. Le vittime – osserva – saranno sempre vittime e purtroppo non potranno mai essere ‘ex’ vittime del terrorismo”.

Valentina Colli

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