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Chi più vaccina prima riapre. La mossa di Draghi con le regioni (ma servono più dosi)

by Adolfo Spezzaferro
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draghi regioni

Roma, 9 apr – Chi più vaccina (priorità agli anziani) prima riapre: Mario Draghi se a gioca così con le regioni mentre cerca di rimettere in sesto il piano vaccini. Il premier, che ha duramente criticato chi salta la fila per il vaccino (e chi lo permette), avverte: “E’ chiaro che le regioni che sono più avanti nelle vaccinazioni con fragili e più vulnerabili sarà più facile riaprire“. Così Draghi interviene nella polemica tra “aperturisti” e “rigoristi” circa le possibili riaperture prima del 30 aprile. Come è noto la zona gialla è abolita per decreto ma la Lega preme per tornare a riaprire prima di quella data.

Piano vaccini, servono più dosi

Il problema è che tutto dipende da quanti vaccini si riesce a fare. Più persone sono immunizzate più è sicuro riaprire: è questa la linea dell’esecutivo. Ma con la decisione di riservare il vaccino AstraZeneca soltanto agli over 60, il piano vaccini va rimodulato. Al di là delle belle parole di Draghi, che si dice “molto ottimista sull’andamento del piano vaccinale e sulla collaborazione con le regioni”, servono molte più dosi di quelle previste. Altrimenti è impossibile arrivare all’obiettivo fissato dall’esecutivo di 500mila vaccinati al giorno entro aprile.

Possibile contratto esclusivo dell’Italia con Moderna

In tal senso, l’Italia potrebbe a breve siglare un contratto con Moderna per avere dosi extra di vaccino rispetto a quelle già previste. Lo riporta Repubblica citando una trattativa riservata avviata dal premier con la casa farmaceutica Usa per sondare la possibilità di una fornitura aggiuntiva con il nostro Paese. Sinora l’azienda ci ha consegnato un milione e 320mila dosi nel primo trimestre, in base all’accordo stipulato nel novembre scorso con la Commissione Ue (160 milioni di dosi per gli Stati membri). Peraltro rispettando il cronoprogramma previsto dal piano del commissario straordinario Figliuolo. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha approvato un secondo contratto, a febbraio, per opzionare l’acquisto di altri 300 milioni di dosi nel 2021 e 2022. Ebbene, l’iniziativa di Draghi è parallela alla contrattazione collettiva. Ma l’accordo diretto è possibile senza violare le norme Ue. L’azienda Usa dal canto suo starebbe valutando di accettare la proposta italiana.

Esportazioni dei vaccini, il ruolo di Bruxelles

Sul fronte degli accordi con le cause farmaceutiche il premier poi fa presente che “avremo bisogno di continuare a vaccinarci negli anni a venire”. Motivo per cui, assicura, “i contratti verranno fatti meglio”. Il premier in tal senso punta il dito contro “alcune defaillance di chi li produce. La sensazione, come si dice a Roma, è che per esempio AstraZeneca abbia venduto le proprie dosi per due o tre volte l’una”. Draghi è critico anche con Bruxelles per quanto riguarda le esportazioni dei vaccini: “Se un’azienda rispetta le forniture non ci sono problemi, se non lo fa insorgono. Bisogna considerare che l’Europa esporta quelli che produce in tutto il mondo, anche verso quei Paesi che non lo fanno. La Commissione ultimamente ha indicato i criteri di reciprocità e proporzionalità. Parole interessanti ma di fatto non lo ha proibito“, obietta.

Riaperture regioni, Draghi: “Non c’è una data, dipende dai contagi”

Ma sul nodo riaperture Draghi resta volutamente vago. Non c’è una data, lo fa capire chiaramente. E quando in conferenza stampa gli chiedono del giorno fissato dal ministro leghista del Turismo Massimo Garavaglia al 2 giugno, risponde: “Dipende dall’andamento dei contagi“. Senza entrare nel merito di quanto sia davvero troppo in là la data proposta da Garavaglia, perché le attività chiuse da mesi sono allo stremo, il punto è che il premier ha sposato in pieno la linea del ministro della Salute Roberto Speranza. L’esponente di LeU come è noto vorrebbe tenere tutto chiuso fino all’ultimo. E in questo l’esecutivo è assolutamente in continuità con il Conte bis (anche perché il ministro della Salute è lo stesso). Non dipende solo dai contagi, aggiunge Draghi, ma anche “dagli altri parametri, come le vaccinazioni degli anziani e delle classi a rischio, che inseriremo come criterio per riaprire“.

Ora la palla passa ai governatori, dunque. Chi ha i numeri da zona gialla deve vaccinare tutti gli anziani e allora potrà riaprire prima del tempo. Sempre se ci saranno sufficienti dosi per procedere a ritmo sostenuto.

Adolfo Spezzaferro

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