Roma, 11 nov – “La commissione Segre è l’estremo tentativo di una cultura morente e minoritaria di mettere il bavaglio alla cultura sovranista, che è vitale e maggioritaria nel Paese, alle nostre parole guerriere“. Ne è convinto Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d’Italia, capogruppo di FdI in commissione Esteri, Responsabile degli affari Esteri del partito nonché presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere, con cui abbiamo analizzato la reale natura della “Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”, che porta il nome della prima firmataria, la senatrice a vita Liliana Segre.
L’istituzione della commissione Segre, sulla carta, tra le altre cose, recepisce una risoluzione del Parlamento Ue sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa. Nei fatti però è stata additata come possibile strumento di censura politica. Questo perché i confini del cosiddetto “hate speech” permettono di imbavagliare chiunque non la pensi come la maggioranza.
“E’ esattamente così. Nei confini troppo labili dell”hate speech’, nel suo perimetro troppo labile, rientra un po’ di tutto. Noi abbiamo già un Diritto penale che mi pare che si dedichi a sufficienza a queste cose. Ebbene, con la commissione Segre invece, forzando la mano e stravolgendone il significato più intimo, hanno tentato di reintrodurre la commissione ‘Jo Cox’ sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio che aveva provato ad avviare Laura Boldrini la scorsa legislatura. Guarda caso, interi paragrafi dell’istituzione della commissione Segre richiamano quelli della ‘Jo Cox’, che però ha tutto un altro tema: quello di individuare alcune parole generatrici di odio. Tra queste ne sono state citate diverse nel dibattito parlamentare”.
Di quali parole si tratta?
“Il concetto di nazionalismo, di famiglia naturale, di famiglia tradizionale, di valori tradizionali, di etnocentrismo, la sostituzione etnica, la parola ‘immigrazione compatibile'”.
E questo che cosa comporta?
“Facciamo un esempio: se io dico che negli ultimi anni sono entrati 600 mila immigrati e 500 mila italiani sono andati all’estero a cercar fortuna e che questo è un indice della sostituzione etnica, io avrei usato l”hate speech’ e quindi questa commissione mi può far ‘bannare’ da Facebook o da altri social e verrei ovviamente segnalato dai giornali e dagli altri media come ‘odiatore’. Un altro esempio: se in termini di immigrazione compatibile, di fronte al dramma del Venezuela, io dico che preferisco delle corsie preferenziali per far rientrare 700 mila italo-venezualani come vorrebbero, garantendo l’equipollenza dei documenti. E se facessi questo dicendo che questi immigrati sono più compatibili con noi rispetto agli immigrati che fino a qualche tempo fa ci selezionava direttamente l’Isis sulle coste libiche per poi spedirli in Italia – e immagino che la selezione della crociera per l’Italia potesse essere: ‘Sei cristiano? Ti taglio la gola”, ‘Sei musulmano? Ti imbarchi’, ‘Sei integralista islamico? In prrima fila’ – ebbene secondo la commissione io utilizzerei nuovamente l”hate speech'”.
Secondo questi criteri, quindi, non sono a rischio soltanto certe posizioni sull’immigrazione, ma anche sulla famiglia, giusto?
“Assolutamente sì. Se io dico che la famiglia tradizionale è una e una sola. E che quindi non credo nell’utero in affitto. Anzi, credo che l’utero in affitto sia la degenerazione ultima e l’epitaffio morale peggiore per le femministe tardo sessantottine che urlavano ‘l’utero è mio e me lo gestisco io’ mentre ora l’utero è del ricco gay americano che se lo compra. Ebbene, io nuovamente farei un ‘hate speech’. Sul fronte del nazionalismo, se per esempio io dico che nella gestione delle case popolari – che sono frutto della ricchezza e del lavoro degli italiani – voglio dare la priorità agli italiani, salvo poi una volta evase le esigenze degli italiani verificare chi altri ne ha bisogno, nuovamente sono un nazionalista e quindi nuovamente farei ‘hate speech’.
E’ per questo che Fratelli d’Italia non condivide l’impostazione della commissione?
“Sì, è per queste ragioni che noi con grande serenità non abbiamo votato questa commissione, che ha il risultato ultimo finale di introdurre una censura che non riuscirebbero mai ad introdurre tramite il Codice penale – e lo dico da penalista – perché cadremmo completamente nel reato di opinione, che come tale è incompatibile con la nostra Costituzione”.
Stiamo parlando di una violazione dell’articolo 21 sulla libertà di espressione?
“Esattamente. Loro, dato che la tensione massima la raggiungono già con la legge Mancino e un’altra tipologia di reati e oltre non possono andare, e lo sanno perché sarebbe chiaramente incostituzionale, allora con la commissione Segre, che in verità diventa commissione Boldrini, loro introducono il concetto del ‘tribunale del bene’, sulla base di ‘hate speech’, che sono tutti rivolti unilateralmente a colpire la cultura sovranista e le parole guerriere della cultura sovranista. Cultura che peraltro è maggioritaria. E con ciò imbavagliano i sovranisti. Da una parte culturalmente è una vittoria…”.
In che senso?
“Quando dell’ex egemonia della sinistra, che prima aveva anche una spinta culturale, non rimane che il guscio vuoto, più violento e radicale, senza spinta propulsiva ma un atteggiamento poliziesco, manettaro, da polizia delle idee, vuol dire che noi abbiamo vinto la battaglia culturale. Perché evidentemente il nostro è un pensiero vivo che si afferma, contro un pensiero morto, che deve ipotizzare universi concentrazionari psico-fiano-boldriniani per sopravvivere, dove mettere le camicie di Nesso alla cultura sovranista, che invece è vitale. Quindi se da un lato è un bene, culturalmente, perché abbiamo già vinto quando questi non hanno altre armi che la censura brutale, dall’altro, dal punto di vista politico e giuridico è un male. E noi dobbiamo scongiurare tutto questo, perché questa cultura anche se è morente digrigna i denti e vuole mordere un corpo sano, che rappresenta la maggioranza del Paese e quindi ci dobbiamo battere fino alla fine. E’ per questo che ci siamo battuti contro l’istituzione di questa commissione e continueremo a batterci contro la degenerazione di questa commissione, che tenterà di bannare, di escludere,di mettere un cono d’ombra rispetto ai social e ai media in genere sulle idee sovraniste”.
Adolfo Spezzaferro
4 comments
Da questa vicenda capisci finalmente, chi ci sta portando all’inferno.
credo che la cosa più stupida che possa fare un politico è cercare di mettere a tacere il dissenso:
ottiene solo di farsi odiare a livelli tali che se lo riconoscono in giro senza scorta non ne esce intero,sempre se ne esce,che non è detto…
aumenta sempre di più la gente che lo vota CONTRO,
e per giunta moltiplica per un fattore di dieci le stesse cose che voleva censurare.
ah,si..proprio una mossa intelligente,non c’è che dire.
[…] denunciava la discriminazione sui social della senatrice, poi diventata simbolo e testa d’ariete della Commissione che ne riprende il nome. E dietro ci sarebbe una bieca strategia di […]
Difatti si trincerano dietro ad un’ anziana che la “narrazione” dei “liberatori” , INDISCUTIBILE per LEGGE! ha elevato al rango di ICONA. D’ altronde, per costringerci, se non ad ACCETTARE, quantomeno a SOPPORTARE l’ INFERNO a cui ci stanno CONDANNANDO, bisogna MOSTRIFICARE e DEMONIZZARE all’ INVEROSIMILE ogni POSSIBILE ALTERNATIVA POLITICO/ECONOMICA di VITA e di PENSIERO. L’ innocua, perseguitata e minacciata anziana… VITTIMA per ANTONOMASIA… I Giapponesi hanno SEMPRE detto: “NIENTE È CIÒ CHE SEMBRA”…..