Roma, 6 gen – Il governo giallofucsia alla prova delle urne. A conclamare l’importanza cruciale per la tenuta della maggioranza è lo stesso premier Giuseppe Conte, facendo sapere che la nuova agenda di governo verrà definita soltanto dopo (e non prima, come stabilito finora) le elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria. Conte pertanto, nei prossimi giorni, si limiterà ad incontrare i partiti della maggioranza singolarmente, ma – secondo un retroscena di Repubblica – avrebbe rinviato a dopo il voto i vertici che dovevano occuparsi di scrivere il cosiddetto “cronoprogramma” per arrivare a fine legislatura.
Il nuovo asse Pd-M5S passa per le urne in Emilia Romagna
L’appuntamento con il voto ha un peso specifico innegabile. E sebbene Conte, con il suo solito mix di ottimismo di facciata e decisionismo a parole, punti a ricompattare i giallofucsia dopo le urne a prescindere dal risultato, è vero che neanche la recente, rinnovata intesa tra Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio potrebbe superare indenne una sconfitta nella roccaforte rossa per antonomasia, l’Emilia Romagna. A maggior ragione se alla conta dei voti dovesse emergere che il governatore dem Stefano Bonaccini avesse perso a causa della decisione di Di Maio di far correre il M5S da solo, sottraendo voti al candidato del Pd. Insomma, anche il nuovo asse dem-5 Stelle passa per le urne.
Una legge elettorale con sbarramento al 5% preoccupa LeU e Italia Viva
La nuova intesa Pd-M5S, il cosiddetto patto del caffè a Palazzo Chigi, su una legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5 per cento, di certo non aiuta a rinsaldare i giallofucsia. In LeU, per esempio, la senatrice Loredana De Petris non ha preso bene uno sbarramento che farebbe fuori i piccoli partiti come il suo. Per non parlare di Italia Viva. Ma, sebbene Matteo Renzi e le sue truppe cammellate siano più che certi che l’accordo Zingaretti-Di Maio sia stato fatto contro di loro, per adesso Iv non sembra protestare. “Non abbiamo fatto un partito pensando di prendere meno del 5%”, dice il coordinatore Ettore Rosato.
Salvini conta sul referendum per eliminare la quota proporzionale
Sul fronte dell’opposizione, la mossa di Zingaretti e Di Maio appare un modo per seminare zizzania tra il leader della Lega Matteo Salvini e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, sempre più tentata (visti i consensi crescenti) dal correre in autonomia. Sì, perché Salvini voterebbe pure con la legge attuale, ma in realtà punta a un maggioritario puro. Sistema che vorrebbe ottenere eliminando la quota proporzionale del Rosatellum con un referendum sulla cui ammissibilità la Consulta si pronuncerà mercoledì 15 gennaio.
Insomma, se da un lato il premier sembra non curarsi del fatto che Di Maio e Zingaretti si siano incontrati bypassandolo per fare il punto sull’azione di governo, il futuro dei giallofucsia passa necessariamente per il voto in Emilia Romagna. E questo l’ha dovuto ammettere anche Conte. All’indomani del responso delle urne, in ogni caso la vera incognita, per lui e per il governo, sarà cosa vorrà fare Renzi. Staremo a vedere.
Adolfo Spezzaferro