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Dl Semplificazioni, troppi emendamenti: Colle verso richiesta di stralcio

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 28 gen – La nuova bozza del decreto Semplificazioni, sotto la lente del Quirinale, conserverebbe comunque cinque priorità della maggioranza Lega-M5S: trivelle, Ncc, Ires, settore idroelettrico e Consiglio forense.

Il Colle, a quanto pare, avrebbe espresso molte riserve a firmare il testo così come è stato licenziato per l’Aula del Senato, a causa dei troppi emendamenti, oltre 80, che lo avrebbero trasformato in un testo “omnibus“. Da qui la scelta della maggioranza gialloverde di “limitare il decreto a pochi punti mirati“.

Alla fine sono stati dichiarati ammissibili al voto dell’Aula del Senato 23 emendamenti al dl semplificazioni sugli 85 approvati dalle commissioni.

Il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha giudicato ammissibile al voto dell’Aula l’emendamento contenente “misure urgenti in materia di autoservizi pubblici non di linea“, ossia la norma sugli Ncc. Il tutto mentre davanti a Palazzo Madama intanto si tiene la manifestazione di protesta degli autisti.

Salta la stretta anti-Xylella. L’emendamento presentato dai relatori che prevedeva l’obbligo di distruzione degli ulivi infetti, stabilendo per il mancato rispetto delle nuove norme anche la pena estrema del carcere da 1 a 5 anni, è stata dichiarata inammissibile dalla presidenza del Senato.
Contro la misura si era scagliato Beppe Grillo, che aveva definito la prospettiva della reclusione “da film horror”.

Domani il via libera dell’Aula

Il via libera al decreto dall’Assemblea di Palazzo Madama dovrebbe arrivare domani, senza ricorrere al voto di fiducia, poi il testo passerà alla Camera per la seconda lettura.
Dal canto loro, le opposizioni lamentano l’incostituzionalità del decreto omnibus e chiedono l’intervento del presidente Sergio Mattarella e del presidente del Senato.

“Il testo approvato in commissione – obietta il senatore Pd Luigi Zanda – mostra come per la maggioranza e per il governo non contino nulla né le sentenze della Corte, né i richiami del Presidente e delle altre alte cariche istituzionali. Il governo pensa di sostituire la democrazia parlamentare con una democrazia che chiamano diretta e che di democratico non ha nulla”.

Adolfo Spezzaferro

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