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Dl sicurezza, M5S nel caos: dissidenti a rischio espulsione. Maggioranza in bilico

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 31 ott – Non rientra l’allarme dissidenti in casa 5 Stelle. Anzi. I senatori che vogliono votare contro il decreto sicurezza voluto dalla Lega tengono il punto. Tanto da non temere l’espulsione dal Movimento.
Se devono espellermi che lo facciano subito. Non voglio stare in agonia troppo, anche perché continuano ad arrivarmi minacce di morte”. Così la senatrice Elena Fattori, una delle dissidenti, con qualche iperbole di troppo, rende comunque l’idea di che aria tiri nel Movimento 5 Stelle.
La riunione congiunta in cui ci sarebbe stato il redde rationem è stata rinviata. Perché non è stato trovato l’accordo e i quattro dissidenti non mollano: voteranno contro il dl sicurezza.
Il capo politico del M5S Luigi Di Maio è preoccupato e il perché lo spiega sempre la Fattori: “Le opposizioni potrebbero chiedere il voto segreto. E a quel punto non escludo che i voti contrari siano molto più di quattro“.
Il punto è che il decreto, che arriverà in Aula lunedì, in Commissione non è stato modificato abbastanza, secondo i dissidenti. “Non abbiamo toccato gli articoli che secondo loro sono incostituzionali – conferma il leghista Nicola Molteni -. Abbiamo accettato solo piccole correzioni”. È per questo che il governo potrebbe mettere la fiducia, acuendo la crisi interna ai 5 Stelle.
A chi ha dato della “comunista” alla dissidente Paola Nugnes, lei replica: “Comunista io? Sono loro i bolscevichi”. Uscirà dai 5 Stelle? “Andarmene? Mai. Il movimento c’est moi“.
Ma al di là delle boutade, i dissidenti sono a rischio espulsione.
Sempre la Fattori però è convinta che non ci sarà la crisi: “Questo governo durerà cinque anni, appoggiandosi ai transfughi di Forza Italia“. Di Maio resisterà? Le hanno chiesto. “Voglio bene a Luigi, ma il problema è Salvini. Stiamo facendo il mercato delle vacche, il decreto dignità a noi, il decreto sicurezza a loro. Ma non si fa così, bisogna trovare punti d’incontro”, è la risposta.
Il senatore Gregorio De Falco spiega che il decreto è “migliorato. Ma non abbastanza”. Il comandante di Marina racconta: “Luigi mi ha chiesto di salvare il governo. Ma io rimango libero“. E assicura: “Non aspiro a diventare frontman di nulla. Mi attengo al programma, al contratto di governo, e al parere dei costituzionalisti che hanno detto che il decreto sicurezza va contro la Carta”. In un’intervista alla Stampa, De Falco dice la sua sulla possibile espulsione dal Movimento: “Io non me ne vado. Resto nel M5S come resto nella Marina militare, avendo sempre come bussola la Costituzione. Se mi cacciano dirò quello che ho fatto e il motivo per cui sono stato mandato via. Un proverbio dice: ‘Puoi costringere il mulo ad andare alla fonte, ma non puoi costringerlo ad abbeverarsi’. La fonte è ovviamente il diritto”.
Anche il senatore Matteo Mantero il decreto non lo voterà: “Neanche se metteranno la fiducia”, assicura. E non mancano i toni polemici: “Se capisco che il mio lavoro su eutanasia, cannabis terapeutica, gioco d’azzardo, non è più utile, vado a casa senza aspettare che mi caccino. Non voterò il decreto Salvini, se il Movimento non mi vuole torno a casa. Al mio posto verrà qualcuno pronto a fare la testuggine“. Una replica piccata a Di Maio che aveva chiesto ai suoi di essere come la testuggine romana e far rientrare i dissensi.
Per il governo gialloverde e soprattutto per il vicepremier Di Maio, i dissidenti a 5 Stelle sono un bel problema, perché l’altro vicepremier, il leader della Lega Salvini, vuole portare a casa il dl sicurezza ad ogni costo. Se, in caso di fiducia, in Aula la maggioranza dovesse andare sotto, si aprirebbe una crisi che nuocerebbe in primis a Di Maio.
Adolfo Spezzaferro

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