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Fusione Intesa-Ubi, stop dell’Antitrust: “Rafforzerebbe posizione prima banca del Paese”

by Ludovica Colli
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intesa ubi

Roma, 9 giu – Arriva il primo stop dell’Antitrust alla fusione Intesa Sanpaolo-Ubi. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ritiene che la concentrazione contribuirebbe a rafforzare la posizione della prima banca del Paese “in numerosi mercati”, senza che l’accordo per la cessione di un ramo d’azienda a Bper “possa essere preso in considerazione, quale intervento volto a risolvere le criticità concorrenziali”. Motivo per cui l’operazione non è “allo stato degli atti suscettibile di essere autorizzata”.

“Cessione a Bper non risolve le criticità concorrenziali”

Nella sua valutazione dell’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca, l’Antitrust non ha preso in considerazione la prevista cessione di 400-500 sportelli a Bper perché “in base alle informazioni fornite da Intesa Sanpaolo, non è stato in alcun modo possibile enucleare il ramo di azienda Ubi oggetto di cessione a Bper, senza che permanessero significative incertezze in merito al suo perimetro” e pertanto non può essere considerato come “intervento volto a risolvere le criticità concorrenziali“. In sostanza, tale cessione non sarebbe sufficiente a ristabilire un minimo di concorrenza. È quanto si legge nella comunicazione sui risultati dell’istruttoria inviata dall’autorità alle parti coinvolte, ripresa dalle agenzie di stampa.

Decisione finale prevista per la seconda metà di luglio

Dal documento emerge anche che lo scorso 1 giugno Intesa ha chiesto tempo fino al 10 (ossia domani) per “fornire la specificazione del ramo di azienda” che sarà ceduto a Bper. Ma l’Antitrust ha rigettato l’istanza il 3 giugno. Le parti avranno ora tempo di presentare memorie e documentazioni entro il 15 giugno. Il 18 giugno invece ci sarà una nuova audizione dei soggetti che ne faranno richiesta. Dopo di che l’Autorità garante prenderà la sua decisione. Una volta acquisito il parere non vincolante dell’Ivass-Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, per il quale c’è un termine massimo di 30 giorni, il collegio dovrà chiudere entro i 60 giorni lavorativi dall’avvio dell’istruttoria il procedimento. Ciò significa in sostanza che la decisione finale è attesa nella seconda metà di luglio.

Le ragioni di Ubi Banca: “Ops ostile per eliminare dal mercato un competitor”

Dal canto suo, Ubi Banca “ha sostenuto che l’operazione notificata”, ossia l’Ops lanciata da Intesa Sanpaolo, “eliminerebbe dal mercato non solo un operatore capace già oggi di esercitare una significativa pressione concorrenziale, ma anche l’unico competitor tra quelli di medie dimensioni capace di avviare un percorso di consolidamento nel mercato bancario nazionale in modo indipendente e, dunque, di creare nel breve/medio periodo un terzo polo alternativo a Intesa e UniCredit”. C’è di più: secondo Ubi “che questo sia il reale fine dell’operazione” sarebbe provato anche dalla decisione di Intesa di procedere con “un’Ops ostile, scegliendo un percorso proceduralmente molto più complesso” rispetto a un negoziato. Una modalità “atipica per il settore bancario”. “In un mercato nel quale vi sono molti operatori che sarebbero disponibili a valutare ipotesi di integrazione – fa presente Ubi, sempre secondo quanto riportato dall’Antitrust – tale modo di procedere cela la volontà di eliminare un operatore temibile e conferma l’assoluto valore competitivo di Ubi”.

L’istruttoria dell’Antitrust

L’istruttoria dell’Antitrust era partita circa un mese fa, con l’invio della Guardia di finanza nelle sedi delle banche coinvolte e di Mediobanca per raccogliere la documentazione necessaria per inquadrare tutti i passaggi che hanno portato alla genesi dell’operazione. Il tutto in attesa che arrivasse il via libera all’Ops da parte delle altre autorità coinvolte, ossia Banca centrale europea e Consob. Pochi giorni fa è arrivato un primo ok all’operazione da 4,86 miliardi di euro di Intesa dalla Bce che ha inviato “l’autorizzazione preventiva all’acquisizione diretta di una partecipazione di controllo, pari almeno al 50% del capitale più un’azione, in Ubi banca”. Ora, però, con il no dell’Antitrust il piano di Intesa si complica, a maggior ragione che è forte il rischio che l’operazione elimini la “sostanziale simmetria” sul mercato bancario rappresentata dal bipolarismo Intesa Sanpaolo/UniCredit. 

Ludovica Colli

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