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Germania, gli Lgbt si “mangiano” il calcio: i trans sceglieranno se giocare con uomini o donne

by Cristina Gauri
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Roma, 24 giu — Il caos totale e l’ingiustizia nel nome dell’inclusione: in queste poche parole può essere riassunta la decisione della Federazione calcio tedesca (Dfb), che ieri ha approvato un nuovo regolamento — in vigore dalla stagione 2022/2023 — a favore di persone trans, intersex e non binarie. Le categoria in questione potranno scegliere se far parte di squadre femminili o maschili e cambiare squadra in qualsiasi momento del proprio percorso di transizione.

Calcio libero per i trans in Germania 

Il regolamento prevede che queste persone «possano in futuro decidere da soli se essere idonei a giocare per una squadra femminile o maschile». Questo vale anche per i trans, «che ora possono cambiare in un momento autodeterminato o rimanere inizialmente nella squadra in cui hanno giocato in precedenza. Finché l’attività sportiva durante l’assunzione di farmaci non pregiudica la salute della persona interessata, la persona può prendere parte al gioco, motivo per cui il nuovo regolamento esclude la rilevanza del doping». Tutto si basa sull’autopercezione del singolo, dunque. Una decisione che sa molto di «prove tecniche» in vista di una maggiore estensione del self-Id (quello che qui vogliono propinarci con il Ddl Zan) nella società tedesca.

La totale anarchia basata sulla “fame di diritti”

Esulta l’ex calciatore e ora ambasciatore per la diversità Thomas Hitzelsperger: «Finora il genere riportato nei documenti anagrafici è stato determinante per il rilascio dell’idoneità e dell’allocazione da parte della divisione A-Junior. Finora non c’è stata una regolamentazione esplicita per le persone con la voce di stato civile “diverso” o “non specificato”. Poiché dal 2018 è possibile iscriversi come “diversi” all’anagrafe dello stato civile, il numero di persone con questa voce è in aumento. Questo vale anche per le persone che giocano a calcio, motivo per cui stabilire regole chiare è diventato ancora più importante. Perché tutti dovrebbero poter partecipare al calcio». Anche a spese delle donne, evidentemente.

«Il calcio è sinonimo di diversità e anche la DFB si impegna. Regolando le leggi sui giochi, stiamo creando ulteriori importanti prerequisiti per consentire ai giocatori di diverse identità di genere di giocare». A noi sembra invece l’esatto contrario: cioè che la Federazione calcio tedesca — non sapendo più che pesci prendere per regolamentare razionalmente un campo di fatto non inquadrabile in categorie definite, a parte quelle ideologiche — abbia deciso di lavarsene le mani e istituire un comodo e anarchico «liberi tutti». Che inevitabilmente finirà per danneggiare le donne, la parte più debole in causa.

Cristina Gauri

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