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“Giuseppe stai sereno…”: la Meloni ironizza sulla telefonata Renzi-Conte

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 17 set – La scissione dal Pd di Matteo Renzi è un terremoto politico più o meno annunciato. E se tra i dem c’è la fila a stracciarsi le vesti per il “tradimento” – come è normale che sia -, anche dall’opposizione la mossa dell’ex premier viene stigmatizzata (ma non senza ironia). “Renzi chiama Conte per rassicurarlo sul governo: Giuseppe stai sereno…“. Lo scrive su Twitter la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ironizza sulla telefonata che Renzi ha fatto ieri sera al premier: le ricorda l’ormai celebre “stai sereno” che Renzi rivolse, nel gennaio 2014 all’allora presidente del Consiglio Enrico Letta, per garantire la tenuta del governo e per smentire che intendeva sostituirlo a Palazzo Chigi. Ricordiamo tutti come andò: Letta a casa, Renzi premier.

Salvini: “Che pena, cosa non si fa per salvare la poltrona…”

Ci va giù pesante invece Matteo Salvini: “Prima incassa posti e ministeri, poi fonda un ‘nuovo’ partito per combattere Salvini. Che pena, cosa non si fa per salvare la poltrona… Il tempo è galantuomo, gli Italiani puniranno questi venduti“. Così su Twitter il leader della Lega replica all’annuncio di Renzi di voler dare vita a un nuovo soggetto politico “per combattere Salvini”. Tra i leghisti segnaliamo anche il tweet dell’ex viceministro all’Economia Massimo Garavaglia: “Per completare il quadretto manca un pezzetto di Forza Italia… questione di giorni“. L’allusione è al possibile passaggio di alcuni parlamentari azzurri alla “cosa” renziana di cui si vocifera in queste ore.

A sinistra tutti in fila per stracciarsi le vesti

A sinistra, tra un “Non ho parole” di Achille Occhetto e un “Ci dispiace. Un errore. Ma ora pensiamo al futuro degli italiani” del segretario Nicola Zingaretti, la scissione di Renzi è stata condannata senza appello. “Non capisco la scissione di Renzi, non capisco il senso di questa scissione. Non so se il gruppo di Renzi nasce per una questione di bilanciamento di poteri, ma Renzi separandosi dal Pd sbaglia come a suo tempo sbagliò Bersani“. E’ il commento del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, intervistato da Radio24.
Per me il Pd non è un episodio. E’ il progetto di una vita. Ci ho lavorato con Veltroni e Renzi, sono stato in minoranza con Bersani. Oggi è uno dei partiti progressisti europei più forti e aperti al futuro. In tempi così difficili, teniamocelo stretto. E guardiamo avanti”. Così il Commissario Ue Paolo Gentiloni rivendica la sua convinta appartenenza al Pd.

Emiliano: “Ogni volta che fa un gesto buono deve farne sempre uno al contrario”

“Ogni volta che fa un gesto buono – e sicuramente è stata una buona cosa il contributo che Renzi ha dato alla costruzione di questo governo – poi è più forte di lui e ne fa sempre uno al contrario”. E’ il parere del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano a margine di un incontro in corso in Fiera del Levante a Bari. “Mi dispiace dal punto di vista umano, dal punto di vista politico. Mi sembra un gesto che indebolisce l’Italia in un momento in cui le cose importanti non sono chi sono io e chi sei tu e cosa faccio io e cosa fanno gli altri ma è l’Italia stessa, le tante cose da fare. Il governo stava per partire – sottolinea Emiliano -. Almeno un minimo di rispetto nei confronti del presidente del consiglio avrebbe potuto utilizzarlo, invece non c’è niente da fare, è sempre lui. come si dice? Dobbiamo tenercelo così”.

Franceschini: “Today it is a big problem”

Renzi “today it is a big problem”, è un grande problema. E’ l’ammissione che il ministro per i Beni culturali e capo delegazione del Pd, Dario Franceschini, fa rispondendo alla sua omologa tedesca Michelle Muntefering che prima dell’inizio di un convegno in Triennale lo ha avvicinato chiedendo “What is Renzi doing now?” (Che cosa sta facendo Renzi?). Il dialogo privato è stato intercettato dai giornalisti, ai quali prima il ministro dem aveva detto di non voler parlare di altro oggi, se non di cultura, evitando le domande sulla scissione nel Pd.

Critiche bipartisan quindi per l’ex premier, che con i suoi gruppi in Parlamento ora può decidere le sorti del governo giallofucsia. Critiche da vecchi e nuovi avversari per un’operazione che dal punto di vista politico è notevole: una “renzata” sì, ma calcolata, misurata, preparata e “servita” al momento giusto.

Adolfo Spezzaferro

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