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Governo 5 Stelle-Pd: lo scenario (da incubo) più probabile

by Davide Di Stefano
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Roma, 6 mar – Ingovernabilità doveva essere e ingovernabilità è stata. Non serviva certo la sfera di cristallo per capire che con un quadro politico più o meno tripolare (ma in realtà ultra frammentato) e una legge elettorale che avrebbe permesso di governare soltanto alla coalizione che avrebbe superato (abbondantemente) il 40%, ci saremmo risvegliati il 5 marzo senza nessuno schieramento politico in grado di assicurare un governo. Per evitare il ritorno alle urne le alleanze saranno obbligatorie e gli scenari sul campo sono essenzialmente quattro. Tra questi il più probabile è un governo 5 Stelle, Pd e Liberi e Uguali. Capiamo perché.
Le urne ci hanno consegnato due vincitori: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il primo con la sua veste più “istituzionale”, supportato da un Grillo più defilato e un Di Battista “battitore libero”, ha portato il Movimento 5 Stelle al 32,7%, per distacco il primo partito e non lontano dalla coalizione di centrodestra. Il segretario del Carroccio si è messo in tasca Berlusconi e con 17,4% è ora il leader della non proprio solidissima coalizione.
Il primo scenario è l’alleanza “populista” (se il M5S si può ancora definire così) tra Di Maio e Salvini: sarebbe suffragata dai numeri, insieme raggiungono il 50% dei consensi e avrebbero una ampia maggioranza sia alla Camera che al Senato. Per entrambi però sarebbe un suicidio politico. Salvini non tradirebbe gli elettori che lo hanno incoronato a guida della coalizione, tanto da aver fin da subito specificato che il suo “perimetro politico” è il centrodestra, per mettersi per giunta in un ruolo subalterno ai pentastellati (che per giunta accetterebbero solo un appoggio esterno ad un loro governo senza concedere poltrone). A Di Maio, i cui voti provengono per buona parte da un elettorato di sinistra, di allearsi con Salvini e di mettersi contro il 90% della dirigenza 5 Stelle non passa neanche per l’anticamera del cervello.
Il secondo scenario è un governo centrodestra più “responsabili” (aka “nuovi Scilipoti”). In questo caso Mattarella dovrebbe dare il pallino in mano a Salvini. Se gli alleati, Berlusconi in primis, si dimostrassero fedeli e disposti ad accettare l’imprimatur del segretario del Carroccio, ai numeri della coalizione (264 alla Camera e 135 al Senato) dovrebbero aggiungersi almeno un’ottantina di “responsabili”. Non proprio pochissimi, anzi. E da dove verrebbero questi responsabili? E’ possibile pensare ad un fuggi fuggi da un Movimento 5 Stelle mai così forte? E’ possibile pensare l’appoggio ad un governo Salvini da parte di deputati del Pd? Molto improbabile. Forse l’appoggio del Pd potrebbe arrivare se al posto di Salvini ci fosse un Tajani. Ma neanche se il segretario leghista facesse di secondo nome Tafazzi, accetterebbe di rinunciare alla leadership della coalizione e farsi logorare in un governo “moderato” per giunta con un ruolo secondario.
Il terzo scenario è quello di un governo a guida 5 Stelle supportato dal Pd “derenzizzato” e da Liberi e Uguali. Prima o poi il pallino arriverà in mano a Di Maio. Se anche Mattarella desse un mandato esplorativo a Salvini, non si riuscirebbe a formare un governo per i motivi sopra elencati. A quel punto toccherebbe a Di Maio trovare una maggioranza. Non sarà facile, ma quella con il Pd e LeU sarebbe l’unica possibile. Non è un caso che Renzi abbia annunciato le proprie dimissioni e al tempo stesso le abbia congelate, rimandandole a “dopo la formazione del Governo”. Nel discorso post sconfitta elettorale ha più volte ribadito “Pd all’opposizione” e “mai con i 5 Stelle”. Renzi prova così a procurarsi un futuro politico, non dimettendosi dopo un fallimento, ma “facendosi cacciare” da chi stringerà un’alleanza con i pentastellati. La transizione non sarà veloce e con buona probabilità sarà accompagnata e instradata dai soliti allarmi internazionali, la “paura” dei mercati, i titoloni “Fate Presto!” del Sole 24 Ore stile “golpe” del 2011. E così in nome della “responsabilità” Di Maio potrà nominare quelle figure di “garanzia” a guida delle Camere come già ha detto, dando vita alla fase governista M5S già ampiamente annunciata (anche ai poteri forti di Washington e Londra). Taglieranno un po’ gli stipendi dei parlamentari, bucheranno le ruote di qualche auto blu e ci ritroveremo con Ius Soli e privatizzazioni.
Il quarto e ultimo scenario è quello di un “governo del presidente” per arrivare a nuove elezioni. Sarebbe una sorta di tutti dentro, con chi ci sta, con il solo scopo di fare una nuova legge elettorale e arrivare di nuovo alle urne. Fatto che non è capitato nel 2013, quando TUTTI dicevano che si doveva tornare a votare. Figuriamoci se succederà adesso che nessuno parla della necessità di tornare al voto. La stabilità europea impone che dopo le elezioni un governo, in un modo o nell’altro, si deve formare. E che te lo tieni anche per tutti e cinque gli anni della legislatura. Se poi ci mettiamo anche che il vitalizio scatta dopo quattro anni e sei mesi, ipotizzare parlamentari che si accordano per abbandonare la poltrona appena conquistata, diventa fantapolitica. Sarebbe quasi più probabile lo scioglimento de facto di tutti gli schieramenti politici e l’appoggio ad un governo tecnico imposto dalla troika dei parlamentari su base quasi “individuale”.
Davide Di Stefano

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8 comments

rino 6 Marzo 2018 - 3:01

L’eventuale ipotetica alleanza, forte del risultato delle urne, M5s + lega, sarebbe stata possibile se la lega anziché fare coalizione vincolante con Fi e Fdi avesse partecipato da sola?
Se sì, qualcuno mi potrebbe spiegare allora l’utilità delle coalizioni? Non sarebbe meglio tornare a far esprimere liberamente gli elettori e lasciar poi mano libera ai partiti al fine di trovare la miglior combinazione possibile per governare?

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Rivo 6 Marzo 2018 - 6:00

L’idea dietro le coalizioni sta nel fatto che un partito da solo è ben difficile che possa raggiungere la maggioranza e quindi si crea un programma comune di punti fra più partiti che si presentano insieme alle elezioni.
Farlo dopo di queste significherebbe creare un programma da zero in poco tempo e l’elettore rischierebbe di trovarsi un governo che fa altro rispetto al partito che ha votato.
Questo in teoria.
Nella pratica avviene la stessa cosa comunque perché dietro le coalizioni vi sono accoltellamenti continui per giochi di potere e perché la gente preferisce inseguire i voti che gli ideali (Salvini ne è un esempio).
Una coalizione M5S – Salvini è praticamente impossibile perché loro non credono davvero in quello che dicono, ma lo fanno solo sperando di prendersi voti per fare OPPOSIZIONE, non avrebbero mai il coraggio di governare con quello che dicono (infatti ogni volta si rimangiano pezzi di programma).
Se andassero insieme al governo tutti capirebbero quanto sono dei meschini e al prossimo giro sparirebbero completamente.
Più probabile un, rivoltante, PD – M5S.

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Cesare 7 Marzo 2018 - 1:28

Rino,
mi trovi d’accordo dato che come il porcellum anche il rosatellum è incostituzionale per l’impossibilità di esprimere la preferenza da parte dell’ elettore . Inoltre la quota maggioritaria non permette agli italiani che hanno votato partiti al 2% come CPI di essere rappresentati in parlamento dando una sovrarappresentazione a chi prende piu’ voti.
Già la democrazia è una dittatura della maggioranza ma con il rosatellum una minoranza che supera il 40% fà si’ che si puo’ avere un governo eletto anche da meno della metà degli elettori

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RICCARDO - TORINO 6 Marzo 2018 - 3:37

Siamo messi male , ragazzi , molto male ….

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Flavio 6 Marzo 2018 - 6:18

Prepariamoci ragazzi a combattere per non farci fregare di nuovo dai comunisti di merda se si mettono con Di Maio bisogna reagire e prepararsi alla rivolta popolare e marciare su Roma per la nostra pronti anche a morire per la nostra patria armiamoci e chiudiamo questo schifo basta basta basta parole voglio vedere milioni di veri italiani armati in piazza e liberiamo l’Italia da comunisti profughi finti poveri zingari e tutta la feccia varia rivoluzioneeeee.

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Ezio 6 Marzo 2018 - 6:46

Come è consuetudine l’elettorato bisogna tenerlo caro, il governo PD+5 Stelle (che sicuramente si farà) non potendo invertire la desertificazione industriale del sud Italia, dovrà inevitabilmente indirizzare ingenti fondi alle aree da cui provengono i voti che hanno portato i Pentastellati al 32% con la benedizione del PD derenzizzato. Siamo messi molto molto male…

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rino 6 Marzo 2018 - 8:34

Grazie Rivo. Praticamente sì, è meno ipocrita il vecchio modo di fare politica che quello attuale. Anche perché se non si scannano, che li paghiamo a fare?

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