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Governo, il totoministri: poltrone pesanti per Salvini e Di Maio, un euroscettico all’economia?

by Nicola Mattei
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Roma, 21 mag – In attesa della convocazione di questo pomeriggio al Quirinale – Luigi Di Maio andrà Mattarella alle 17.30, mezz’ora dopo sarà il turno di Matteo Salvini – oltre ai nomi papabili per la presidenza del Consiglio, che non andrà a nessuno dei due leader, cominciano a filtrare indiscrezioni su quella che potrebbe essere la futura squadra di governo.
Partiamo proprio da Salvini e Di Maio, che abbandonata la strada verso Palazzo Chigi potrebbero comunque trovarvi uno spazio entrambi da vicepremier. Le opzioni sul tavolo sono in ogni caso molteplici, con il segretario della Lega accreditato anche per un ministero pesante come l’Interno – che a prescindere dal ruolo di Salvini dovrebbe comunque andare al Carroccio – dal quale prendere in mano le redini della gestione dell’immigrazione. In cambio, ai Cinque Stelle – forse allo stesso Di Maio – potrebbe essere confezionata una nomina su misura: quella a capo di un “super ministero” del Lavoro e allo stesso tempo dello Sviluppo, in modo da creare una cabina di regia unica per il reddito di cittadinanza caro ai pentastellati.
Snodo cruciale il dicastero dell’Economia, posizione delicata in virtù soprattutto dei rapporti con l’Europa. Per evitare frizioni – non solo con l’Ue, ma anche con il presidente Mattarella – come per il capo di governo si fa strada l’ipotesi di un nome “terzo”. Il più accreditato sembra essere l’82enne Paolo Savona, una carriera in Banca d’Italia prima di iniziare l’attività di docente universitario e diventare, ad inizio anni ’90, ministro dell’Industria nell’esecutivo Ciampi. Un indipendente, ma non per questo super partes rispetto alle sfide che la poltrona di via XX Settembre pone: dall’approvazione del trattato di Maastricht Savona si è dichiarato contrario ai rigidi parametri di bilancio, considerando inoltre improvvido l’ingresso dell’Italia all’interno dell’eurozona.
Alla Lega dovrebbero poi andare i ministeri dell’Agricoltura e degli Affari regionali (in pole, rispettivamente, Nicola Molteni e il fedelissimo di Salvini Giancarlo Giorgetti), mentre ai grillini toccherebbero nella spartizione lo Sport, i Beni culturali e l’Istruzione. Più scottante la casella del ministero delle Infrastrutture – competente su progetti fra i quali la Tav in val di Susa, tema di possibile frizione tra le partri – per il quale è accreditato il leghista Stefano Candiani.
Nicola Mattei

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