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Il Trono di Spade è finito. Arriva il governo "sovranista" a sovranità limitata

by Davide Di Stefano
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Roma, 1 giu – Nuntio vobis gaudium magnum. Dopo 88 giorni una crisi di governo trasformata ormai in una riedizione italiana del Trono di Spade è stata risolta. Una serie di ribaltamenti repentini, schemi saltati, colpi di scena e dietrofront che nessuno, commentatori più autorevoli inclusi, poteva prevedere. Tanto che ci eravamo lasciati lunedì in pieno colpo di Stato e ci risvegliamo venerdì mattina con Giuseppe Conte che alle 16 giurerà da presidente del Consiglio. A fare il Carneade ci penserà Cottarelli, la cui ipotesi di esecutivo è naufragata miseramente martedì. Fino a quel giorno il grande vincitore era stato Matteo Salvini, che con il veto ricevuto da Mattarella su Savona e l’imposizione di un governo tecnico voluto da Bruxelles, si apprestava a fare il pieno di voti in autunno.
Ma Luigi Di Maio, che fino a quel momento aveva subito l’iniziativa del leghista è stato bravo a “recuperare”, prima spingendo sulla messa sotto accusa del Presidente chiedendo a Salvini (che nicchiava) “di andare fino in fondo”, poi ventilando (con il supporto del Pd) l’ipotesi del voto in estate che ha spaventato il segretario del Carroccio (non felicissimo all’idea di essere visto come il primo a portare gli italiani al voto sotto l’ombrellone), infine riaprendo la trattativa con il Quirinale. Salvini ha provato a giocarsi la carta Meloni: con Fdi all’interno del governo avrebbe acquisito peso come leader di un centrodestra senza Berlusconi.
Ma ormai il pallino ce l’aveva il leader pentastellato, che di far spostare ancora più a destra l’esecutivo non ne ha voluto sapere nulla. Il segretario leghista ha dovuto cedere, anche perché con la rinnovata intesa M5S – Mattarella sulla volontà di far nascere l’esecutivo, una sua impuntatura su Paolo Savona sarebbe stata percepita dagli elettori come un escamotage per non andare a governare (tra la base leghista e i fan sui social iniziava a sorgere più di un malumore per il protrarsi della crisi). E così ecco che l’accordo viene trovato sullo spostamento di Savona dall’Economia agli Affari Europei, con la nomina di Giovanni Tria al Mef.
Ma la domanda ora è: Sarà vero sovranismo?. Ovviamente ai posteri l’ardua sentenza, ma qualche dubbio sorge già spulciando la lista dei neo ministri. Tria, per quanto individuato dallo stesso Savona, sembra meno fermo nelle posizioni critiche su Euro e Ue, nonostante spesso si sia detto d’accordo con le teorie del futuro ministro agli Affari Europei e parli di “competizione europea truccata a favore della Germania”. L’attenzione del prossimo inquilino di via Venti Settembre sembra più rivolta alla Flat Tax e all’aumento dell’Iva che alla volontà di polemizzare con Bruxelles.
Ma la scelta di un profilo più basso all’Economia non è l’unica rinuncia in termini di “sovranismo”, visto che anche per l’altro dicastero decisivo in termini di posizionamento internazionale, gli Esteri, la nomina è stata fatta direttamente da Mattarella. Enzo Moavero Milanesi sarà il titolare della Farnesina: candidato con Scelta Civica di Mario Monti, fu ministro nei governi Ciampi, Monti e Letta, giudice alla Corte di giustizia dell’Unione Europea e considerato “l’eurocrate più potente d’Italia”. Tra le altre cose si è anche distinto per aver rifiutato la scrivania di Mussolini nel 2011 ribandendo la sua fede antifascista. 
Bisognerà infine capire quali margini di manovra avrà lo stesso premier Conte, nei fatti un tecnico (lui stesso si autodefinisce di “sinistra”). Per controllarlo, Salvini, che insieme a Di Maio sarà vicepresidente, ha sguinzagliato il fedelissimo Giorgetti, che sarà sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Il segretario leghista e il capo politico del Movimento 5 Stelle saranno rispettivamente ministro dell’Interno e del Lavoro, con lo sguardo chiaramente rivolto ai temi della campagna elettorale (immigrazione e sicurezza per il primo, reddito di cittadinanza per il secondo). Insomma le potenzialità sono molte così come molti sono i dubbi, vedremo cosa sarà in grado di fare questo nuovo esecutivo giallo verde, anche se in termini di sovranità sembra partire con le armi spuntate.
Davide Di Stefano

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