Roma, 15 lug – Le parole forti possono servire all’inizio, magari per ridurre temporaneamente il sovraccarico sui nostri porti. Quando però si tratta di arrivare al dunque, cercando ad esempio di imporre una propria linea per coinvolgere un’Europa fino ad oggi capace solo di pontificare senza mai offrire aiuto concreto, allora la storia cambia. Succede così che, nonostante la linea dura di Salvini sposata, almeno in teoria, anche dal premier Conte, al di là delle iniziative di facciata dai Paesi Ue arriva sempre forte e chiaro un diniego a farsi carico dell’emergenza immigrati.
Le cronache di ieri parlano dell’arrivo dei 450 immigrati recuperati a largo di Lampedusa. Da Palazzo Chigi e dal Viminale erano stati chiari: o verranno redistribuiti in tutta l’Unione o a nessuno sarà consentito sbarcare. Navi della Guardia Costiera e di Frontex stanno in queste ore facendo rotta verso Pozzallo. Tutto risolto quindi? Neanche per idea. Sì, una redistribuzione è prevista. Ma di quanti? 50 li accoglierà la Francia, altri 50 Malta. 100 in totale, meno di 1 su 4. Tutti gli altri saranno, ancora, a carico nostro.
Esulta Conte: “Finalmente l’Italia è ascoltata,a breve arriveranno anche le adesioni di altri Paesi europei”, spiegando di aver intrattenuto colloqui con i 27 leader per sbloccare la situazione chiedendo ai vertici Ue “un segnale inequivocabile di condivisione della responsabilità” con “un’azione di condivisione a livello europeo”. Azione che per ora si è risolta in un una tantum. Senza alcuna garanzia per il futuro. La “pacchia” per gli immigrati è ben lungi dall’essere finita.
Nicola Mattei
Immigrati, fallisce la linea dura del governo: l'Europa ne prenderà solo 1 su 4
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3 comments
Affondate…
La redistribuzione in questi termini è una farsa, i mezzi per non farli partire ci sono come ci sono i mezzi per eventuali imbarchi per i veri bisognosi.
Nei termini odierni gli imbarchi e sbarchi continuano e anche se pur lentamente non cambierà nulla, perchè non c’è la volontà di tutti per il bene del continente africano e per l’europa.
Mandiamoci Schettino coi barconi