Roma, 6 dic – Il “nuovo” Patto di Stabilità salta, nessun accordo. Si era capito già ieri in giornata, quando il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva sottolineato l‘insostenibilità assoluta della riformulazione dell’accordo proposta da Berlino.
Il “nuovo” Patto di Stabilità peggiore del vecchio
Qualcosa di nuovo c’era, indubbiamente. Ed era infinitamente peggiore. La versione folle di Berlino chiedeva infatti una versione ancora più severa del vecchio accordo partorito a Maastricht: ridurre il debito/Pil dell’1% annuo per 7 anni e al tempo stesso riportare il deficit/Pil al 3% correggendolo dello 0,5% l’anno per poi abbassarlo all’1,5%. Una follia lacrime e sangue alla quale l’Italia – peraltro in generale tutt’altro che “dissidente” rispetto ai diktat europei – è stata costretta a dire no. Il governo italiano avrebbe accettato versioni diverse, non così “meno folli” (come tutte quelle che vengono partorite dall’ “universo bruxelliano”, del resto), dal momento che lo stesso Giorgetti ieri affermava che “’Italia intende ridurre il debito in maniera realistica, graduale e sostenibile nel tempo, in un assetto che protegga e incentivi gli investimenti. Conclusivamente ritengo che le regole fiscali e di bilancio non siano il fine ma il mezzo”. Già con “intende ridurre il debito” si parte con il piede sbagliato, visto che il debito non si può ridurre, è un dato di fatto dimostrato da decenni oltre che una strada senza uscita. Ma il fatto di essere pienamente inseriti nelle follie euroinomani e di aver dovuto constatare l’impossibilità di accettare regole ancora più assurde e impossibili rende il rifiuto italiano ancora più importante da sottolineare.
Un sistema insostenibile
Lo abbiamo detto più volte: l’idea malsana di gestire Stati che funzionano come aziende, incapaci di essere liberi di fare spesa pubblica maggiore o minore a seconda delle necessità, di non poter partorire alcuna strategia propria, con in più anche l’handicap gravissimo di non disporre di un proprio conio non solo è infattibile, ma assolutamente insostenibile. Realistico né più né meno della società comunista profetizzata da Marx, ma, semplicemente, basata su criteri completamente diversi. La realtà è che, oltre alla metà degli elettori europei, se ne accorge chiunque sieda in una posizione di governo tra gli Stati membri. Lo sa perfino la Francia, la prima a violare più volte nel corso dei decenni il maledettissimo “Patto” quando ha avuto bisogno di spendere, e anche adesso una delle più scettiche sulla sua fattibilità “innovatrice”, nonostante ufficialmente niente venga discusso e, comunque, permanga un rapporto privilegiato con Berlino. Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha creato un certo vuoto attorno a sé principalmente per questo motivo. Di contro, ci sarà ben poco da festeggiare: non tanto perché non vi sarà alcuna riforma del Patto di Stabilità, ma perché esso – come abbiamo sempre sostenuto su queste pagine – rimarrà in vigore. Per continuare a distruggere le nostre tasche.
Stelio Fergola