Roma, 8 mag – In vista delle elezioni europee del 26 maggio, sta crescendo l’ottimismo nelle fila dell’elettorato sovranista: grazie al boom dei partiti euroscettici – questo è il pensiero – finalmente l’Europa potrà essere riformata. Poco convinto di questo scenario è però Marco Mori, noto avvocato genovese e volto noto del sovranismo italiano. Mori, infatti, sostiene da sempre che è impossibile «cambiare l’Europa dall’interno». Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per saperne di più sulle sue posizioni.
Parla Marco Mori
Che cosa dobbiamo aspettarci da queste elezioni?
Ben poco. Anzi, possiamo dire che non cambierà nulla. Intanto perché i sondaggi parlano chiaro: le cosiddette forze euroscettiche non avranno i numeri per ottenere la maggioranza all’Europarlamento. E comunque, anche se i numeri li avessero, il discorso non cambierebbe. Non dobbiamo infatti dimenticare che il Parlamento europeo non è un organo dotato di potere legislativo. In altri termini, gli eurodeputati non avranno facoltà di rivedere i trattati. Di conseguenza, tutta questa retorica che sentiamo in tv altro non è che uno specchietto per le allodole utilizzato dai partiti della maggioranza per nascondere i fallimenti del proprio governo.
Quindi, anche in caso di crescita dei partiti euroscettici, dovremmo attenderci in autunno un’altra legge di Bilancio da lacrime e sangue?
Esattamente, è inevitabile. Del resto, sia la Commissione europea che il Consiglio della Ue, e cioè le istituzioni-chiave che hanno potere normativo, non potranno essere cambiati dal voto. E lo stesso Ppe è chiaramente posizionato su una politica di rigore economico. Ma tutto questo non stupisce. L’austerità, infatti, non è mai stata un fine, ma un mezzo per arrivare a un fine preciso: la cessione di sovranità degli Stati membri. Mario Monti lo disse esplicitamente: servono le crisi e serve l’austerità per forzare i Paesi europei a cedere pezzi della loro sovranità.
In sostanza, la strategia della Lega, che ha rinunciato al tema forte dell’Italexit, è destinata al fallimento?
Non vedo come possa essere altrimenti. Salvini, Borghi e Bagnai dicevano giustamente di voler uscire dalla Ue e dall’euro per recuperare l’indipendenza politica e la sovranità monetaria. Ora invece, con il cambio di rotta, sentiamo in televisione Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, che l’Italia deve cedere sovranità. Non mi pare dunque si possa parlare, in merito alla Lega, di un programma sovranista…
Chi invece ha mantenuto la sua posizione per l’Italexit è senz’altro CasaPound Italia. E Lei, non a caso, è candidato a queste elezioni proprio nelle liste del partito di Simone Di Stefano. Che cosa potrebbe fare dunque CasaPound qualora entrasse all’Europarlamento?
Non voglio raccontare balle agli elettori, perché non è nel mio stile e in quello di Cpi. Anche qualora venissimo eletti, non possiamo promettere di poter cambiare i trattati o cose del genere. Quello che però possiamo fare – e faremo – è avere più spazio mediatico, maggiore accesso ai documenti dell’Europarlamento, esercitare più controllo sui lavori di Bruxelles. In pratica, potremo fare quello che ha fatto Nigel Farage: informare i propri cittadini e creare opinione a favore di un abbandono della Ue. Così Farage, da eurodeputato, ha preparato il terreno alla Brexit. Ecco, CasaPound può far sentire forte la voce dei nostri elettori e di quegli italiani che non vogliono gli Stati Uniti d’Europa e, in una parola, la morte della nostra Repubblica, come dal titolo del mio libro.
A questo proposito: Lei ha pubblicato La morte della Repubblica per i tipi di Altaforte. Che idea si è fatto della bufera mediatica che si è scatenata per la presenza della casa editrice sovranista al Salone del Libro di Torino?
È una polemica del tutto pretestuosa, assurda. Accusare Altaforte di diffondere idee razziste e xenofobe è veramente ridicolo. D’altronde, basta leggere il catalogo della casa editrice: il mio libro, ad esempio, è un appello alla difesa della Costituzione repubblicana, mentre il volume della Bifarini sul franco Cfa sostiene posizioni tradizionalmente di sinistra. È evidente che i detrattori di Altaforte non si sono neanche peritati di leggerlo, questo catalogo. Ma va bene così: tutta pubblicità gratuita.
Valerio Benedetti
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