Roma, 7 lug – E’ allarme coronavirus dal Bangladesh: l’Italia ha fermato i voli dal Paese asiatico dopo che almeno 29 passeggeri (su 274) in arrivo da Dacca sono risultati positivi al Covid-19. A dare l’annuncio il ministro della Salute, Roberto Speranza. In accordo con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – informa il ministero della Salute – è stata disposta una sospensione dei voli della durata di una settimana durante la quale si lavorerà a nuove misure cautelative per gli arrivi extra Schengen ed extra Ue. “La quarantena per chi viene da Paesi extra UE ed extra Schengen è già prevista ed è confermata”, ha scritto Speranza su Facebook, “ma dopo tutti i sacrifici fatti non possiamo permetterci di importare contagi dall’estero. Meglio continuare a seguire la linea della massima prudenza”. Certo, lascia perplessi lo stop di una sola settimana. Il governo giallofucsia vuole forse tornare a importare contagi oppure spera in un miracolo, che in 7 giorni spariscano?
Allarme rosso scattato dopo i test su passeggeri atterrati lunedì a Fiumicino
A far scattare l’allarme rosso sono stati gli esami sui passeggeri del volo speciale diretto da Dacca atterrato lunedì pomeriggio all’aeroporto di Fiumicino, da cui sono emersi almeno una ventina di contagiati. “Una vera e propria ‘bomba’ virale che abbiamo disinnescato“, commenta l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. “Bene la sospensione dei voli dal Bangladesh ma reputo necessarie ulteriori misure per chi arriva con voli internazionali: sierologici immediati, separazione dei percorsi negli aeroporti per aree a rischio ecc. Serve maggiore proattività da parte delle istituzioni sanitarie tutte”. Così commenta l’ex ministro della Salute, la M5S Giulia Grillo.
Crisanti: “Non sottovalutare i focolai di importazione”
A mettere in guardia dal rischio di epidemie di importazione è l’esperto Andrea Crisanti. “La maggior parte dei focolai sono tutti di importazione e sicuramente non è stato forse valutato a pieno quello che sta succedendo negli altri Paesi come Israele, o anche la stessa Spagna”, spiega sul Messaggero il direttore del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Università-azienda ospedale di Padova. Predisporre test e tamponi per i voli in arrivo, come è stato deciso dalla Regione Lazio per quelli provenienti da Dacca, è “un passo nella direzione giusta”, dice Crisanti. Ma perché sia efficace, serve la giusta “capacità operativa. Sono misure che funzionano, sono state applicate con un certo successo sia in Nuova Zelanda che in Australia. Ma chiaramente serve la logistica, bisogna vedere quanti passeggeri ogni giorno vengono tracciati. Occorre poi fare delle stime“. Insomma, spiega l’epidemiologo, “bisognerebbe vedere l’entità del problema: cioè quante sono le persone che arrivano, capire se siamo in grado di tracciare anche quelle che sono state in scali intermedi. Servirebbe dotare le frontiere della possibilità di accesso al codice di prenotazione che permette di identificare il tragitto”.
Adolfo Spezzaferro
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