Roma, 4 set – «Ma che promozioni, presto chiuderete». Maurizio Gasparri ha la dote, non comune, di sapersi rendere antipatico in poche parole. Non sarebbe la prima volta e, al più, può essere accusato di maleducazione ma, a questo giro, non si può dire che non abbia colpito nel segno.
La bufera scatenata via twitter dal presidente del Senato ha spinto Ntv, la società creata da Montezemolo, Della Valle e altri imprenditori per l’esercizio dell’alta velocità con il treno (francese) Italo, a pubblicare sui principali giornali una lettera aperta al presidente del Consiglio chiedendo una maggiore tutela nel settore. Fra le altre cose, Ntv accusa gli elevati costi da sostenere per l’utilizzo delle tratte ferroviarie, i recenti aggravi nella tariffa dell’energia elettrica, la guerra dei prezzi scatenata da Trenitalia nei suoi confronti e con il sostegno dei contribuenti, la mancanza di un’autorità garante.
Un vero e proprio cahier de doléhances nel quale non si fanno sconti a nessuno. Tranne ai passeggeri, dal momento che la guerra dei prezzi è partita proprio dalla stessa Ntv. Un punto a suo “favore”, visto che le Ferrovie dello Stato si sono dovute adeguare, portando così un beneficio nelle tasche di chi si serve dei treni veloci. Si chiama libera concorrenza e non vale solo quando i conti reggono. Oltre a questo, le altre motivazioni addotte sono fragili. Vero che un recente decreto ha limato le sovvenzioni per l’acquisto dell’elettricità, ma questo costituisce un aggravio anche per Trenitalia. Vero che per le ferrovie pubbliche esistono contributi statali e regionali, incassati però con anni di ritardo non destinati all’alta velocità quanto al sostegno delle tratte locali spesso esercitate in perdita. Vero è, in ultimo, che i canoni per far transitare i treni sulle linee gestite da Rete Ferroviaria Italiana (gruppo FS) ammontano a 120 milioni di euro l’anno, d’altronde non stiamo parlando dell’ultima delle infrastrutture ma di una dorsale costruita negli anni anche grazie alla fiscalità generale.
Ribaltando i fatti, sembra piuttosto che il colpo di coda di Ntv sia un estremo tentativo -fra le righe- di richiedere un aiuto pubblico. La società è infatti sull’orlo del fallimento. Prima la mobilità per i dipendenti, poi il ritardo nei pagamenti ai fornitori, la moratoria accordata dalle banche sul pagamento dei debiti e, infine, la promessa dei soci a versare da qui a fine anno una cifra nell’ordine dei 10 milioni di euro. Un impegno minimo, per non dire del tutto insufficiente, se raffrontato ai quasi 80 milioni di rosso cumulati nel 2013.
Che la corsa di Italo sia già giunta al capolinea?
Filippo Burla