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La Lega imbarazzante che chiede lo stop alle armi a Kiev e poi fa marcia indietro

by La Redazione
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Lega Kiev

Roma, 25 gen – Che tracollo, quello della Lega degli ultimi anni, ora protagonista di un clamoroso retromarcia dopo un “no alle armi a Kiev” pronunciato appena poco prima in un’ordine del giorno mai concretizzato. Che la nostra politica estera sia ingessata è poco discutibile. Ma che si presti a questi teatrini imbarazzanti, francamente, è difficile da tollerare: sarebbe meglio stare zitti, piuttosto.

Lega, stop armi a Kiev, anzi no

In teoria, poteva essere anche una strategia comunicativa. Quella di un partito che ha abiurato il 90% dei suoi cavalli di battaglia ideologici dal 2019 in avanti (facendo salva, formalmente, solo l’immigrazione clandestina) tacendo e rimanendo sottomessa alle scelte altrui. Così la Lega, con il suo “no ad altre armi a Kiev” ed entrando in contrasto aperto con la linea appiattita di Giorgia Meloni, aveva forse cercato uno spazio di autonomia: un’ordine del giorno che però era inaccettabile – evidentemente – per l’esecutivo, e così il tutto è finito nel nulla. Il testo originale citava che ci si sarebbe dovuti impegnare “nelle competenti sedi europee, in una concreta e tempestiva iniziativa volta a sviluppare un percorso diplomatico, al fine di perseguire una rapida soluzione del conflitto”. Il che poteva essere positivo al fine di avviare un percorso di pace per una guerra che non fa di certo gli interessi italiani ed europei.

L’incapacità di tenere una posizione

Poi tutto passa, ma nel modo peggiore: con un dietrofront francamente ridicolo, quello di Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama, che prima del voto sulla proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi a Kiev ha prima limato il documento poi lo ha riformulato. Il nuovo testo passa con 110 voti e 3 contrari ma è tutto, o quasi, diverso. Nessun riferimento all’opinione pubblica che “non supporta più gli aiuti militari”, cancellate anche la richieste al ministro della Difesa Guido Crosetto nel merito. Solo un invito generico che non vuol dire nulla, viste le condizioni attuali:  “Perseguire una soluzione del conflitto per giungere a una pace nel ripristino del diritto internazionale”.  La delusione per le “non scelte” del partito coinvolge anche i suoi membri interni. Matteo Montevecchi, consigliere regionale dell’Emilia Romagna per il Carroccio, ha espresso la sua delusione per la questione: “”La Lega poteva dire stop alle armi a Zelensky e invece ha votato a favore della proroga. Delusione estrema, sempre più distante da un partito senza identità”, si legge in testa al suo comunicato.

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