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La lunga notte del centrodestra. Tensione altissima, ma lo stallo resta

by Davide Di Stefano
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Roma, 7 mag – Non c’è stata nessuna nota ufficiale alla fine del vertice, ma i ben informati parlano di due ore a Palazzo Grazioli ad altissima tensione. Il nuovo tentativo di accordo tra Salvini e Di Maio si è infranto contro un Silvio Berlusconi irremovibile: “Io non faccio nessun passo indietro come vuole Di Maio. Vuole che diamo un appoggio esterno al suo governo con la Lega, che facciamo da ruota di scorta? Mai. O andiamo a chiedere un incarico per il centrodestra, oppure piuttosto andiamo a votare”. Parole riportate da alcuni fedelissimi dell’ex Cavaliere, che come prevedibile a dare un appoggio esterno ad un governo M5S-Lega non ci pensa proprio.
Questa a grandi linee era stata la proposta formulata da Matteo Salvini, in accordo con Di Maio, a Silvio Berlusconi: un premier concordato e non ostile, tre ministri vicini e graditi al presidente di Forza Italia più presidenza della commissione speciale per riformare la legge elettorale. E ovviamente l’assoluta garanzia sulla tutela delle aziende. Una proposta per il momento rispedita al mittente (mentre scriviamo è in corso un nuovo vertice a palazzo Grazioli prima delle consultazioni da Mattarella), perché l’ipotesi di un appoggio esterno significherebbe un suicidio politico per Forza Italia, molti deputati a quel punto potrebbero votare no al nuovo governo Di Maio-Salvini, ma tanti altri anche passare con la Lega.
Quello a Berlusconi suona a tutti gli effetti come un ultimatum, anche perché l’ex premier sa bene che l’alternativa è quella del ritorno alle urne, dove Salvini farebbe il pieno di voti e Forza Italia si indebolirebbe ulteriormente. “È l’ultima chance e Di Maio ha accettato una delle nostre condizioni, facendo un passo indietro. È un quadro che si può accettare se vogliamo dare un governo a questo paese”, tuona Giorgetti, braccio destro di Salvini in questa difficile gestione del post voto del 4 marzo. Nel vertice a Palazzo Grazioli è presente anche Giorgia Meloni, che in qualche modo mantiene una linea simile a quella di Berlusconi: “Andare al governo con Di Maio significa dividere il centrodestra“, sostiene la presidente di Fratelli d’Italia, che rimane dell’idea di andare in Parlamento a chiedere l’appoggio ad un esecutivo di centrodestra “a chi ci sta”. Di fatto rimediare tra Camera e Senato un’ottantina di “traditori” dagli altri schieramenti.
Insomma le divisioni nella coalizione che è arrivata prima alle ultime elezioni restano profonde. Se Berlusconi non cede, sul tavolo rimarrebbe solo l’opzione del ritorno alle urne, dal momento che Salvini e Di Maio hanno già ribadito più volte il loro no ad un esecutivo “del presidente” tradotto in un nuovo governo tecnico, mentre Renzi ha stoppato ogni possibilità di accordo M5S-Pd. Insomma a più di 60 giorni dal voto nessun nuovo esecutivo sembra davvero all’orizzonte. Vedremo se dalle consultazioni di oggi uscirà qualche novità.
Davide Di Stefano

 

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