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Le banche attaccano il governo: "No al nazionalismo, rischio Argentina"

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 10 lug – Le banche temono eventuali misure troppo sovraniste-populiste da parte del governo e allora, mettono le mani avanti, girando la frittata – come si suol dire – e lanciano l’allarme: l’Italia deve essere più in seno all’Unione europea, altrimenti rischia di “finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani”. Parola del presidente dell’Associazione bancaria italiana Antonio Patuelli, intervenuto all’Assemblea annuale dell’Abi.
“La scelta strategica – è convinto Patuelli – deve essere di partecipare maggiormente all’Unione Europea impegnando di più l’Italia nelle responsabilità comuni, anche con un portafoglio economico nella prossima Commissione europea”. Secondo il numero uno dell’Abi “l’alternativa è fra nuova Europa e neo nazionalismo. Occorre una svolta nell’Unione con obiettivi ambiziosi di crescita che la riguardino tutta”. Patuelli ha quindi lamentato come in Occidente “vengono messi in discussione i principi e le regole della società aperta, del mercato libero, regolato e competitivo”. E, aggiunge, negli Stati Uniti “sta prevalendo un protezionismo neo isolazionista mentre l’Europa vive rischi di disgregazione anche superiori a quelli di Brexit”. Poi il riferimento alla super-inflazione e all’Argentina, dove “in questa primavera, il tasso di sconto ha perfino raggiunto il 40%. Con la Lira italiana, negli anni Ottanta, il tasso di sconto fu anche del 19%”, ha ricordato Patuelli. Immancabile, a seguire, lo spauracchio dello spread: “Ogni aumento del differenziale impatta su Stato, banche, imprese e famiglie, rallentando la ripresa”.
Insomma, gli ingredienti anti-sovranisti e anti-populisti  – e quindi in contrapposizione alle politiche economiche del governo Lega-M5S – ci stanno tutti. Sulla stessa linea il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che ha snocciolato la solita ricetta di controllo dei conti pubblici, del rapporto tra debito e Pil, mettendo in guardia dai rischi di politiche di sostegno della domanda.
Adolfo Spezzaferro

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5 comments

Frank 10 Luglio 2018 - 1:18

Il tonno, prima di morire, da feroci colpi di coda…

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Cesare 10 Luglio 2018 - 2:27

La Banca d’Italia dal 1992 è privata come le ex banche pubbliche(prtivatizzate a 2 lire negli anni 90).Tali banche sono in mano a fondi stranieri controllati dalla dittatura finanziaria di pochissimi eletti non ben noti alle cronache.La Banca d’Italia, insieme alle altre banche centrali europee dal nome nazionale ma anche esse private partecipano al capitale della BCE che è quindi del tutto privata!!E questa stampa a costo zero l’euro e ci schiavizza perchè alla scadenza dei titoli sottoscritti sempre a costo zero, dopo gli interessi dobbiamo dargli il capitale.Ma avendoci indebitato appositamente tramite la corruzione di molti politici negli anni 90, per ripagare siamo costretti a svendere gli ultimi gioielli di famiglia.E sia questo Patuelli dell’ ABI che Visco sanno benissimo che con la sovranità monetaria che l’Italia aveva nel passato il denaro generato libero da usura aveva permesso una enorme ricchezza sia dello stato che delle famiglie.Si prefigura quindi il reato di alto tradimento del popolo italiano in quelli che obbedendo a centrali di potere straniere sovrannazionali, concorrono alla schiavizzazione ed impoverimento del popolo italiano.

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Eugenio 10 Luglio 2018 - 3:02

Mi domando come noi cittadini, continuiamo ad ascoltare questi emeriti cialtroni e semplici camerieri di poteri sovranazionali. A calci bisogna prenderli

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Tony 10 Luglio 2018 - 3:29

….”del mercato libero, regolato e competitivo”…il solito ipocrita e mentitore di professione…un colpo e via,…senza spreco di tempo e denaro..

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Roberto 10 Luglio 2018 - 7:57

Quoto tutti i commenti qui sopra e aggiungo che la storia dell’Argentina è vecchia, “senza l’euro saremo messi come l’Argentina” è uno dei mantra che i media main stream hanno ripetuto ossessivamente per anni fino ad inculcarlo nelle menti del popolo al punto da diventare uno degli argomenti di punta nelle discussioni da bar.

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