Home » L’ipocrisia del concerto del 1° maggio

L’ipocrisia del concerto del 1° maggio

by Stelio Fergola
2 comments
concerto 1° maggio ipocrisia

Roma, 1 mag – Che sia il 1° maggio o il 21 aprile, o qualsiasi altra data, una festa del lavoro è una ricorrenza necessaria in qualsiasi comunità. Perché ne mantiene vivo lo spirito, nobilitando ed esaltando, come è giusto che sia, i suoi esponenti più anziani e più giovani, allo scopo di proiettarla verso il futuro, oltre che nel presente. Da decenni tutto questo non significa più nulla. Anzi, è addirittura vilipeso, racchiuso in una manifestazione canora che altro non è se non il falso specchio di una società che con la dignità del lavoro e delle sue tutele ha sempre meno a che fare.

Concerto del 1° maggio, uno specchietto per le allodole

Non credo sia casuale che il concerto del 1° maggio, teoricamente legato alla celebrazione del lavoro, abbia visto la sua prima edizione proprio nel 1990. Anno importante, in cui si sono avviate trasformazioni che oggi appaiono irreversibili. Da allora, passando per il 1992, l’Europa occidentale che avevamo conosciuto dopo il 1945 sarebbe via via sparita. Il massiccio interventismo statale, i colossi industriali sia pubblici che privati, la floridità della piccola e media impresa e un dato sulla povertà incomparabilmente più basso di quello odierno, sarebbero entrati in crisi sempre più. Nel frattempo la manifestazione canora sarebbe diventata un ottimo sistema per allevare giovani menti all’inconsistenza e alla lontananza dalla realtà, all’indifferenza se non alla cieca affiliazione ai diktat di quelli che sarebbero ben presto diventati i “dem italiani”, fucsia o definiteli come vi pare, quei presunti socialisti che di socialista non avrebbero avuto più nulla. Diritti del lavoro progressivamente distrutti, ma con una bella canzone in sottofondo. Non c’è dubbio, davvero un gran bell’affare.

Il tempio del nulla cosmico

Fa male, tanto, vedere un’economia come quella italiana, solo trent’anni fa in una posizione invidiabile a livello mondiale, pregna di uno sviluppo pazzesco come quello avvenuto nei secondo dopoguerra, simbolo di un equilibrio tra meriti e bisogni magari non perfetto, ma incontestabilmente efficace nel consegnare ai posteri l’assetto socioeconomico tra i più bilanciati nella storia del XX secolo, ridotta in questo stato. Da quinta a nona potenza industriale mondiale, poveri triplicati soltanto negli ultimi vent’anni. Il tutto mentre la sinistra culturale consolida il proprio dominio dal palco di piazza San Giovanni in Laterano, con qualche decina di cantanti tutti affiliati alle sue richieste imperative, e una pletora di giovani plaudenti pronta a schierarsi dalla “solita parte” ma senza neanche sapere il perché. Magari guardando per sbaglio lo striscione dell’anno scorso “per i diritti e per lo sviluppo” e convincendosi pure che abbia un benedetto senso apposto proprio lì, di fianco al tempio del nulla cosmico. Che tristezza.

Stelio Fergola

You may also like

2 comments

brutta ciao 1 Maggio 2023 - 7:53

“Panem et Circenses” anch’ esso sempre più scadente. Grazie a non lavoratori patrizi.

Reply
Lappola 1 Maggio 2023 - 1:04

Perché ipocrisia? Il prossimo anno ci sarà il ballo dei gay, la sfilata delle lesbiche, lo spogliarello dei trans. Non è questo progresso? Non sono progressisti? altrimenti che diavolo fanno i congressi, le primarie, i seghetari, per ché diavlo li fanno???

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati