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Manovra, Di Maio: "Deficit al 2% non è un tabù". Nuovo stop di Tria

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 26 set – “Il deficit al 2% non è un tabù ma il governo è consapevole della necessità di tenere sotto controllo i conti pubblici“. Lo ha affermato il vicepremier Luigi Di Maio, rispondendo alle domande su Radio Capital. “Siamo ben consapevoli – ha detto il capo politico del M5S – degli equilibri finanziari e dei conti da tenere in ordine ma non possiamo solo tenere in ordine i numeri dobbiamo prima soddisfare le esigenze dei cittadini. Quindi quantifichiamo le spese poi facciamo un po’ di tagli e quello che avanza è deficit positivo, che paghiamo nei prossimi anni“. Perché – assicura il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico – le misure che il governo sta mettendo in piedi favoriranno la crescita del Paese. Nel governo si discute quindi di “andare oltre l’1,6%” di deficit/Pil ma la sfida – ha tenuto a sottolineare Di Maio – è lasciare un Paese migliore ai nostri figli.
Di Maio ha quindi ribadito che la manovra deve essere “coraggiosa” e contenere le misure indicate perché questo governo si differenzia dagli altri proprio nella capacità di mantenere le promesse. “La mia non è una minaccia – ha detto – ma va da sé che il Movimento 5 Stelle vota una manovra coraggiosa”, in cui ci saranno sicuramente il reddito e le pensioni di cittadinanza, la flat tax, il superamento della legge Fornero. Il reddito di cittadinanza – ha aggiunto – dovrà partire dal 1 gennaio, ma altre misure non potranno essere fatte tutte insieme: nel giro di 5 mesi però “le persone devono cominciare a percepire un miglioramento”.
Per quanto riguarda la pace fiscale, poi, “non può essere un condono” perché in tal caso il M5S non lo voterà”. In merito agli attriti con il Mef, Di Maio rassicura: “Ci fidiamo di Tria, ma tutti i cittadini sanno che nel ministero dell’Economia ci sono persone messe da quelli di prima e che ci remano contro“.
Dagli Usa intanto il premier Giuseppe Conte spiega: “La crescita economica ci spetta di diritto, possiamo competere in maniera efficace con altri Paesi, stiamo lavorando per avere un grande futuro”. Parlando alla comunità italiana al consolato italiano a New York, Conte si dice “convinto che con alcune riforme ben calibrate si possano liberare potenzialità economiche del Paese”. “Non dormo la notte se nella manovra economica non sono contenute adeguate misure per le persone che stanno soffrendo, per le questioni di equità e giustizia sociale“. Il Paese “ha bisogno di crescita economica e giustizia sociale e su questo è impostata la manovra. Ci saranno le riforme strutturali di cui l’Italia ha bisogno”.
Insomma, Di Maio ammorbidisce i toni – poco prima aveva minacciato di non votare la manovra se non dovesse contenere il reddito di cittadinanza – ma la sostanza non cambia: il ministro dell’Economia, “complice” dell’Ue nel rispetto dei vincoli di bilancio, deve sforare e trovare le coperture. Dal canto suo, Tria non si smuove di un millimetro e pur garantendo che il reddito di cittadinanza ci sarà (non si sa come) replica ancora una volta al vicepremier: “Non c’è crescita nell’instabilità“, chiarendo che i saldi di bilancio saranno comunicati domani. “Si parte ora dalle imprese, negli anni successivi affronteremo il problema Irpef”, annuncia in occasione di un convegno di Confcommercio. Il titolare del Tesoro richiama i colleghi dell’esecutivo alla responsabilità: “Ho giurato nell’esclusivo interesse della nazione e non di altri e non ho giurato solo io“. Appunto, l’interesse della nazione si fa sforando i vincoli di bilancio. E, al contrario, accontentare Bruxelles non è perseguire il bene dei cittadini.
Domani la Nota al Def va presentata: vedremo chi la spunterà. I tecnici o i sovranisti-populisti.
Adolfo Spezzaferro

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