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"Meglio lei morta che noi in galera". L'orrore si è consumato sul corpo di Desiree

by Lorenzo Zuppini
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desiree mariottini

Roma, 28 ott – Una crudeltà senza fine quella che è stata inferta a Desiree Mariottini nelle sue ultime ore di vita da parte dei suoi aguzzini, due senegalesi e un nigeriano. Dopo che i primi interrogatori sono stati portati a termine, il gip ha evidenziato come l’omicidio della sedicenne di Cisterna di Latina sia stata “un’azione criminale portata a termine con ferocia al punto da impedire anche che la ragazzina venisse soccorsa”.
Per i tre sospettati è stato confermato lo stato di fermo. Durante gli interrogatori solo il senegalese Mamadou Gara ha accettato di rispondere alle domande, negando ogni coinvolgimento. Il suo connazionale Brian Minteh e il nigeriano Alinno Chima, invece, hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. I tre sono stati definiti soggetti a “elevatissima pericolosità”. Lo dimostra il fatto che in quello stabile di via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo, hanno agito senza scrupoli e senza remore contro Desiree. “Gli indagati – scrive il gip – hanno dapprima somministrato alla ragazza il mix di droghe e sostanze perfettamente consapevoli del fatto che fossero potenzialmente letali per abusarne, poi ne hanno abusato lungamente e ripetutamente, infine, l’hanno lasciata abbandonata a se stessa senza adeguati soccorsi, nonostante l’evidente e progressivo peggiorare del suo stato, fino ad impedire ad alcuni dei presenti di chiamare i soccorsi per aiutarla”.
Le ultime 12 ore di agonia di Desiree sono state allucinanti. Dalle carte dell’inchieste emergono particolari inquietanti: secondo un testimone i tre africani avrebbero atteso in fila il proprio turno per stuprare la ragazza, ormai incosciente per via del cocktail di droga e psicofarmaci che le avevano somministrato, dentro a un container. Non solo l’hanno stordita, stuprata e ammazzata, dunque: avrebbero anche impedito che venissero chiamati i soccorsi. Una frase choc è stata riferita da alcune testimonianza, e l’avrebbe pronunciata uno dei tre assassini: “Meglio che muore lei che noi in carcere”.
Tutti e tre gli indagati per l’omicidio di Desiree hanno precedenti per spaccio alle loro spalle. Sono immigrati irregolari e nei loro confronti la Procura ha contestato i reati di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti.
Anna Pedri  
 

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“Meglio lei morta che noi in galera”. L'orrore si è consumato sul corpo di Desiree - WordWeb 28 Ottobre 2018 - 1:21

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