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Meloni, la Tunisia e quel difficile accordo con l’Fmi: ma ne va delle nostre coste

by Stelio Fergola
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Meloni Tunisia

Roma, 7 giu – Giorgia Meloni in Tunisia ha affrontato i temi che avevamo preventivato ieri: clandestini, crisi economica del Paese nordafricano ma anche di Piano Mattei. E ha aperto un mare di riflessioni su cosa si potrebbe cercare di fare per bloccare il prima possibile la crisi di Tunisi.

Meloni e la visita in Tunisia

Il premier Meloni, a Tunisi, incontra Kais Saied. E riferisce quanto segue: “Nel pieno rispetto della sovranità tunisina, ho raccontato al presidente Saied degli sforzi che un Paese amico come l’Italia sta facendo per cercare di arrivare a una positiva conclusione dell’accordo tra Tunisia e Fmi, che resta fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese”. Al suo fianco, il ministro degli Esteri Antonio Tajani parla del nodo più complicato, quello del Fondo monetario internazionale “La prossima settimana vedrò Kristalina Georgieva, vediamo come si può intervenire. Ne parlerò anche con Blinken è nel nostro interesse”. Intanto la possibilità di una conferenza internazionale a Roma guadagna posizioni, come ribadisce ancora il presidente del Consiglio: “C’è anche l’ipotesi che abbiamo discusso con il presidente Saied di una conferenza internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo, per cercare di mettere assieme tutte le necessità legate a un fenomeno che è sicuramente molto imponente e va affrontato a 360 gradi. Faremo del nostro meglio per immaginare un evento di questo tipo nel minor tempo possibile”.

Il difficile accordo con l’Fmi

Qualcuno dice, a ragione, che accettare i fondi con l’Fmi potrebbe costituire “un tappo” per la Tunisia. Qualcun’altro ribatte, sempre a ragione, che i suddetti fondi abbiano ovviamente la natura di prestiti, con tutto ciò che ne consegue in termini di dipendenza economica. Insomma, il nodo è cruciale e non affatto facile da sciogliere. Essere perennemente indebitati, in un Paese non certo dal benessere sociale così elevato come la Tunisia, può non far bene esattamente come non “iniettare” il Paese delle risorse momentanee per frenare la disastrosa crisi socio-economica che sta attraversando. Utilizzando i fondi dell’Fmi, da Tunisi potrebbero partire molti meno clandestini nel brevissimo periodo: nel lungo, potremmo trovarci un Paese impoverito che potrebbe “garantire” altri flussi in futuro. In Europa – per meglio dire in Ue – abbiamo già una pallida idea di cosa voglia dire avere le mani legate su quasi tutto, figuriamoci in Nordafrica. Nella fattispecie, l’interesse dell’Italia non può essere quello di far strozzare la Tunisia di debiti nel lungo periodo, ma di fare in modo – nel caso – che le elargizioni del Fondo monetario internazionale siano quanto meno onerose possibile.

Stelio Fergola

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