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“Ministeri decentrati”. L'antico slogan leghista è vietato dalla Costituzione

by La Redazione
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Roma, 27 mar – Uno dei cavalli di battaglia ormai storici della Lega è quello di spostare i ministeri da Roma. Anche Salvini nei giorni scorsi ha rispolverato lo slogan in un’intervista al Messaggero: “Molti cittadini romani mi chiedono: portate via un po’ di ministeri, qui c’è troppo caos. Per esempio il ministero delle Infrastrutture potrebbe andare a Napoli o a Bari”. Forse non tutti ricordano che la questione è già stata sollevata in passato. Ebbene, spostare i ministeri non è possibile. Neanche con una legge. Vi spieghiamo perché.
Non tutti si ricorderanno che nell’estate del 2011 l’ultimo governo Berlusconi aveva, su impulso della Lega Nord a guida Bossi, inaugurato a Monza delle “sedi distaccate” di alcuni ministeri, nello specifico dell’Economia, della Semplificazione normativa e delle Riforme. Ebbene, quelle sedi distaccate vennero chiuse dal governo Monti. Questo perché la Presidenza del consiglio era stata condannata il 9 novembre 2011 per “comportamento antisindacale”. Assurdo, ma vero. Infatti le sedi erano state aperte senza interpellare le rappresentanze dei lavoratori. Il 9 febbraio 2012 il governo rinunciò a opporsi al decreto del tribunale di Roma, anche perché con Monti le sedi non erano più operative. Ma il problema è a monte, e non Monti, se ci passate il gioco di parole. Infatti, innanzitutto esiste una legge ordinaria che prescrive che governo e ministeri abbiano sede a Roma. Allora – direte voi – basta emanare una nuova legge che disponga appunto il trasferimento dei ministeri da Roma a Bari o Napoli. E invece no.
Perché con la riforma del titolo V della Costituzione, con la nuova formulazione dell’articolo 114, si pone un vincolo che coinvolge tutti gli organi costituzionali. Nel dettaglio, il terzo comma dell’art. 114 riformato nel 2001 dice: “Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”. Ancora, la legge delega per il federalismo fiscale (legge 42/2009) approvata dal centrodestra nel 2009, stabilisce che “l’ordinamento di Roma capitale è diretto a garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede degli organi costituzionali”. Insomma, a spostare i ministeri si rischia di violare la Costituzione. E comunque in merito dovrebbe decidere la Corte Costituzionale. Per assurdo, se si volesse aggirare la Carta costituzionale stabilendo che l’Italia debba avere bisogno di più di una capitale (dove poter collocare i ministeri), la Repubblica resta comunque “una e indivisibile”. E questo, di certo, non si può modificare. Infatti l’articolo 139 della Costituzione vieta la revisione costituzionale della forma repubblicana.
Adolfo Spezzaferro

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2 comments

Robert Lee 28 Marzo 2018 - 7:09

Roma giá sta a pezzi così, se gli togliete anche il poco lavoro dovuto alla Pubblica Amministrazione, sarebbe una catastrofe definitiva. La cittá con il maggior crollo della qualitá della vita negli ultimi 20-25 anni. Ci si campa proprio male.

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Laura 29 Marzo 2018 - 11:18

MAI MAI MAI
ANZI RIDATECI RAI DUE LA SEDE DELLA TELECOM ECC. ECC.
W Roma Capitale!!!!

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