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I "naufraghi" di Open Arms: tutte le bugie dell'Ong spagnola

by Luigi Di Stefano
10 comments

Roma, 20 lug – Siamo andati a verificare lo storico dei movimenti della nave Ong spagnola Open Arms, che la mattina del 17 luglio aveva recuperato le salme di una donna e un bambino morti e una donna superstite nel il relitto di un gommone.
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Da questo era nata una “bufera mediatica” contro il ministro degli Iterni Matteo Salvini e l’Italia, accusati di pagare degli “assassini” (la Guardia Costiera libica) che avevano “lasciato affogare” una madre col bambino che avevano rifiutato di tornare in Libia. Già ieri avevamo potuto evidenziare, e proprio dalle immagini del recupero diffuse da Open Arms, che le due vittime non erano affatto affogate ma erano già morte quando erano entrate in acqua.
Come alcuni lettori già sanno il traffico mercantile navale è verificabile attraverso i dati AIS trasmessi dalle navi per motivi di sicurezza, ripresi da stazioni AIS di terra che li rilanciano via radio, e quindi ripresi in tempo reale e archiviati da molti siti web specializzati in controllo del traffico navale. Si crea quindi una rete planetaria simile a internet, e quanto andrete a leggere può essere tratto indifferentemente su un sito web specializzato sia esso americano, cinese, australiano o altro, noi abbiamo usato www.marinetraffic.com che è il più conosciuto e che già in passato abbiamo usato per monitorare i movimenti delle navi Ong.
open arms 2
La prima evidenza è che la Open Arms, partita dalla Spagna imbarcando “testimoni” e telecamere (fra cui un onorevole di LeU) non si dirigeva affatto verso la costa libica dove solitamente si trovano i gommoni, ma direttamente sul punto di recupero a 78 miglia nautiche dalla costa, in mare aperto al limite fra la zona SAR libica e quella maltese. E quindi sapeva in anticipo che in quel punto avrebbe trovato i “naufraghi”.
 
rotta open armsIn questo dettaglio si vede Open Arms che sta dirigendo sul gommone quando alle 03.38 UTC vira verso Est (a destra nell’immagine) allontanandosi dal gommone fino alle 04.41 UTC (circa 8/9 miglia) quando inverte la rotta e si dirige nuovamente sul gommone, dove arriva poco prima delle 07.00 UTC. Le operazioni di recupero (Open Arms ferma, 0,1 KTS) sono delle ore 07.10 UTC. A questo punto dirige verso Nord-Est sulla via del ritorno.
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Dai dati AIS è evidente che Open Arms:
conosceva in anticipo il punto in cui si trovava il gommone;
– mentre dirige sul gommone poi alle 03.38 UTC vira per allontanarsene, per poi raggiungerlo alle ore 07.00 UTC e quindi perdendo volutamente circa 3 ore e mezza;
– da quello che si è letto sui media che riportano le dichiarazioni di una giornalista tedesca la Guardia Costiera libica termina le operazioni di soccorso circa alle 23.00 UTC e si allontana, quindi è ancora più inspiegabile questa manovra di “allontanamento e ritorno” (magari per fare bei filmati con la luce del mattino).
Ma il relitto del gommone trovato dalla Open Arms è lo stesso sul quale la Guardia Costiera libica ha soccorso 168 persone dalle 22.00 UTC alle 23.00 UTC, come testimonia la giornalista tedesca che era imbarcata? Ieri erano girate voci che siano due episodi distinti. Ci manca il punto geografico del luogo dove la Guardia Costiera libica ha salvato le 168 persone. Vedremo di saperlo.
Gli indizi per sostenere che quella di Open Arms sia stata una messinscena ormai ci sono:
– i morti affogati che galleggiano;
– le macchie ipostatiche sulle spalle della donna morta al momento del ritrovamento, segno che da morta è stata poggiata sulla schiena per 8/12 ore;
– il dirigere, proveniendo dalla Spagna, direttamente sul relitto del gommone a 78 miglia nautiche dalla costa, in mare aperto;
– l’interruzione dell’avvicinamento al gommone per ritardare il contatto di 3 ore e mezza e arrivare a giorno fatto;
– il rifiuto di sbarcare in Sicilia che li sottrae agli interrogatori della magistratura italiana e all’identificazione di chi era imbarcato.
Di sicuro c’è solo che mentono.
Luigi Di Stefano

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10 comments

blackwater 20 Luglio 2018 - 4:30

già era abbastanza incredibile per chi avesse un minimo di esperienza nella navigazione aerea o marittima pensare che si potesse davvero individuare in mare aperto un “relitto” a pelo d’acqua composto da gomma e legno(ossia materiali non metallici e come tali invisibili a gran parte degli ausili elettronici), dopodichè vedere quella stranissima virata perditempo mette davvero un timbro definitivo di FAKE a questa vicenda apparsa da subito assai fumosa.
a proposito,solo a vedere il filmato del soccorso prodotto dalla ONG venivano mille dubbi , oltre ai dati di fatto incontrovertibili qui abilmente esposti da Luigi di Stefano;
da una inspiegabile dissolvenza incrociata alla fine della quale appare il bimbo che prima sembra non esserci, alla stessa posizione del medesimo “a scivolo” sulla tavola, davvero incompatibile con il moto ondoso in mare aperto.
una preghiera per quelle povere Vittime finite nel tritacarne della propaganda immigrazionista.

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Frank 20 Luglio 2018 - 6:13

Chissà quali sono le vicissitudini che hanno portato questa Mamma e il suo bimbo fino al loro sfortunato destino.
Penso che la Mamma abbia avuto tanta paura…forse la speranza di farcela… e poi forse abbia capito che non ce l’avrebbe fatta…e abbia sofferto per il suo piccolino.
Adesso sono tuttie e due nelle mani di Dio e non soffrono più… sono felici ora… cosa che non è possibile su questa terra infame.
Per loro… ora… non è forse meglio così piuttosto che vivere soffrendo, avendo paura… vivendo da schiavi?
Se gli fosse data scelta in questo momento, non credo che sceglierebbero di tornare in vita.
Stanno bene dove stanno…felici nello splendore di Dio.

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Carlo Nobile 21 Luglio 2018 - 11:51

Agli orrori non esiste fine,per quale motivo qualla nave ONG a voluto perdere quelle 3,30 ore? Forse sapeva di quella donna e il suo pargolo che erano morti? O anno atteso che il luttuoso evente si verificasse? non e dato sapere,ma si vorrebbe sapere,sapere tutta la verità,di questo e di tutti gli altri presunti salvataggi.Nella colpevolezza bisognerebbe aggiungere anche coloro i quali imbarcano quelle persone sui battelli della morte.ma un controllo via terra delle coste libiche potrebbe vanificare sia le partenze che i naufragi,e salvare quindi molte vite umane

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blackwater 21 Luglio 2018 - 1:18

se posso permettermi:
1) già è assolutamente IMPOSSIBILE trovare a vista un relitto a pelo d’acqua di quel genere,considerata anche distanza e sfericità della terra (a vista/binocolo si riescono a vedere soggetti fino a 5 km,poi “scompaiono” sotto la linea di orizzonte,e questo ovviamente di giorno,perchè di notte i visori notturni sono abbastanza “corti” nei rilevamenti) nonchè moto ondoso del mare aperto che ovviamente copre e nasconde cose e persone galleggianti a pelo d’acqua;
2) è evidente che già l’aver spacciato alla stampa un “ritrovamento” del genere con solo un’ora e mezza di luce diurna è stato azzardato; immaginarsi quindi se avessero dichiarato di averlo fatto nel pieno buio della notte: tranne qualche “rossomagliettato” credo ci avrebbero creduto davvero in pochissimi;
3) la donna fortunatamente viva,molto probabilmente ha scombinato i piani della ONG diventando un testimone scomodo di quanto veramente accaduto in quelle acque; portandola via e dichiarando la ONG che l’Italia di colpo era diventata un POSTO INSICURO è stato un clamoroso autogol di chi fino al giorno prima ci insultava a causa delle chiusura dei nostri porti.

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traino 21 Luglio 2018 - 12:19

é possibile vedere bene data e ora di quelle immagini della OA tracciata in mare? perché sarebe una bella gatta da pelare per la ong se fosse vera

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traino 21 Luglio 2018 - 12:36

l’immagine di tracciamento é vera e dimostrabile? sarebbe una bella gatta da pelare per la open arms

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traino 21 Luglio 2018 - 6:24

l’autore dell articolo potrebbe rispondere? che io non riesco a vedere il tracciato della nave del giorno del salvataggio. é possibile vedere solo la sua posizione fino a ieri

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Massimo 22 Luglio 2018 - 5:10

Aggiungiamo anche che Josefa non sembra assolutamente essere stata 48 ore a bagno. Nelle foto che la ritraggono mentre viene tratta in salvo non sembra mostrare nessuno dei segni che avrebbe dovuto avere dopo la lunga permanenza in mare. La pelle è liscia e lucida anzichè ruvida e raggrinzita. Inoltre dopo due giornate in mare, dovrebbe avere delle notevoli scottature causate dal sole che a quelle latitudini non scherza.
Non è che sta ONG si è portata le vittime da casa? Le hanno lasciate in mare alle 3:38 e sono tornati qualche ora dopo per fingere il ritrovamento.

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Tizio Fittizio 22 Luglio 2018 - 11:36 Reply
2 | Mario Donnini in Associazione Europa Libera 8 Agosto 2019 - 5:43

[…] medico di bordo della Ong Open Arms (la donna era morta da ore, il bambino da poco). Nel secondo articolo abbiamo evidenziato, consultando lo storico dei dati AIS (Automatic Identification […]

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