Milano, 3 feb – Ha aggredito una donna incinta, lanciato sassi contro un bus tentando di prendere a bastonate il conducente e dato in escandescenze al commissariato mentre cercavano di identificarlo e schedarlo: per un nigeriano di 20 anni è scattato prima il fermo e poi il trattamento sanitario obbligatorio in ospedale.
L’aggressione
Teatro della vicenda, ancora una volta, i dintorni della stazione Centrale di Milano, un Eden per immigrati, spacciatori e delinquenti di ogni sorta. I fatti si sono svolti nel primo pomeriggio di venerdì 31 gennaio, verso le 14,30, quando il giovane africano, da poco giunto nel capoluogo lombardo, ha improvvisamente aggredito una donna in stato interessante, togliendosi una scarpa e scagliandogliela in pieno volto, fortunatamente senza ferire la ragazza. Non pago, completamente fuori di sé, l’immigrato ha raccolto un grosso sasso da terra lanciandolo contro il parabrezza di una delle navette bus che quotidianamente collegano la Stazione Centrale con l’aeroporto di Malpensa: l’impatto della pietra ha mandato il vetro in frantumi, anche in questo caso senza provocare feriti. Sceso dal proprio mezzo per affrontare il nigeriano, il guidatore se lo è ritrovato davanti mentre brandiva un palo di legno lungo oltre due metri.
Il tso
Fortunatamente tre agenti del Nuclei reati predatori stavano pattugliando la zona e si trovavano nei pressi dell’autobus mentre la follia dello straniero si abbatteva su persone e cose. Intervenuti per bloccare il folle, con grande fatica sono riusciti a immobilizzarlo e condurlo al commissariato di via Pietro Custodi per le normali procedure di identificazione, schedatura e denuncia. Il nigeriano, però, non ne voleva sapere di rimanere tranquillo e ha nuovamente dato in escandescenze tentato di ferirsi. A quel punto le forze dell’ordine hanno deciso di accompagnare l’africano all’ospedale San Paolo per il Tso del caso. L’uomo, senza documenti e senza fissa dimora, si trovava infatti in evidente stato di alterazione psichica e necessitava cure di contenzione. Giunto nella struttura ospedaliera, i medici hanno provveduto a sottoporre il paziente a un trattamento sanitario obbligato.
Il segretario del Sulpm, Daniele Vincini, ha così commentato i fatti: “Ringrazio i colleghi per la prontezza con cui hanno affrontato una situazione tutt’altro che semplice. Purtroppo, di casi del genere ne vediamo spesso: bisogna essere più attenti ed efficaci nei controlli sulle persone che arrivano nel nostro Paese, in particolare nei confronti di quelle che hanno evidentemente bisogno di aiuto da un punto di vista medico”.
Cristina Gauri
3 comments
Forse altra conseguenza di anfe ed affini… in libertà? Verificare, verificare e comunicare.
Un’altra Wansee.
Ma cosa c’ entra il nazismo con la notizia e la ricerca delle vere cause di una violenza individuale (!) particolare, da fuori di testa?!