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“Odio gli italiani, l’Italia è un Paese fallito, non mi vedranno mai in galera”. Le parole choc del patron di Eternit

by Adolfo Spezzaferro
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Vercelli, 24 gen – Odia gli italiani, l’Italia è un Paese “fallito” che mai lo vedrà in galera. Sono queste le parole choc del magnate svizzero Stephan Schmidheiny accusato della morte di 392 persone tra operai dell’Eternit e residenti di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria. “Dentro di me provo odio per gli italiani. Non ho intenzione di vedere una prigione italiana dall’interno“, queste le terribili parole dell’ultimo responsabile in vita della gestione degli stabilimenti Eternit, rilasciate di recente alla testata Nzz am Sonntag in Svizzera, dove Schmidheiny risiede. Ampi stralci dell’intervista sono stati ripresi dal quindicinale Area Unia di Lugano e poi rimbalzati sui social, il tutto alla vigilia della decisione del gup di Vercelli, prevista per oggi, in merito alla richiesta di rinvio a giudizio dell’imprenditore per l’omicidio volontario di 392 casalesi morti a causa dell’amianto.

Il processo “Eternit Bis”

Schmidheiny è l’unico imputato del cosiddetto “Eternit Bis”. Non è il primo procedimento penale a suo carico, infatti era già stato incriminato dal pool della procura torinese nel maxi processo Eternit Uno: a Torino in primo e in secondo grado (con la condanna a 18 anni per disastro doloso ambientale) e poi in Cassazione (con la prescrizione del 2014). Successivamente, la stessa procura di Torino lo aveva richiamato sul banco degli imputati, ma con una contestazione diversa: l’omicidio doloso di oltre 400 persone. Il gup Federica Bompieri, però, aveva poi riqualificato il reato da omicidio doloso a colposo. Su 392 vittime, ricordano i pm, “sessantadue sono ex lavoratori dello stabilimento, ma trecento sono cittadini semplicemente residenti”, che con la fabbrica non hanno mai avuto a che fare, ma si sono ammalati e sono morti.

I possibili esiti del processo

Se il capo d’accusa contestato a Schmidheiny dovesse essere quello per omicidio volontario, come richiesto dalla Procura, il processo si svolgerà in Corte d’Assise, a Novara, e i familiari delle vittime di amianto avranno ancora qualche speranza di vedere condannato l’imprenditore. Se invece l’ex patron sarà accusato di omicidio colposo, il processo sarà davanti al giudice monocratico di Vercelli, e a quel punto le possibilità che i reati vadano in prescrizione sono estremamente elevate. Oppure addirittura il proscioglimento, come invocato dalla difesa, che ha definito una “inammissibile tortura di Stato ripetere un processo nei confronti di una persona per gli stessi fatti“. Lui, che si sente perseguitato, dice: “Quando oggi penso all’Italia, provo solo compassione per tutte le persone buone e oneste che sono costrette a vivere in questo Stato fallito“.

Adolfo Spezzaferro

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2 comments

Evar 24 Gennaio 2020 - 11:56

Tanto gli gnomi non lo estraderanno mai, tutto fumo negli occhi.
Si assicurano riflettori mediatici e bonus carriera (meglio se politica) per i prodi magistrati.
E noi fessi contribuenti paghiamo…

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Giorgio 24 Gennaio 2020 - 1:04

Come mai non ha costruito in Svizzera la fabbrica, poteva dare lavoro al suo amato paese. Beh, Giggino visto che ora è solo ministro degli Esteri ed ha piu’ tempo, potrebbe dire qualcosa per esprimere l’indignazione a fronte di certe frasi infami.

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