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La pandemia manda l’Italia in deflazione nel 2020. Chiuse 273 mila aziende

by Ludovica Colli
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Roma, 18 gen – La pandemia ha fatto finire l’Italia in deflazione nel 2020, con 273 mila aziende che hanno chiuso i battenti. Lo rilevano l’Istat e Unioncamere. Per lo scorso anno si registra infatti una diminuzione dell’indice dei prezzi al consumo pari allo 0,2%, dal +0,6% del 2019. E’ la terza volta che il Paese finisce in deflazione dal 1954, inizio delle serie storiche.

Deflazione dovuta a forte calo dei prezzi dei beni energetici

A trascinare al ribasso i prezzi è il forte calo di quelli dei beni energetici (-8,4%) causato a sua volta dalla pandemia. ll coronavirus infatti ha congelato, in tempi piuttosto rapidi, la domanda di petrolio. Al netto del settore energetico, in effetti l’inflazione rimane positiva e anzi in lieve accelerazione (+0,6%) rispetto all’anno precedente. Nel solo mese di dicembre invece l’inflazione si muove a due velocità. Se infatti aumenta dello 0,2% su base mensile, su base annua mostra un calo dello 0,2%. Ad incidere sul dato di dicembre sono ancora un volta i prezzi dei beni energetici (-7,7%, da -8,6% del mese precedente). Tuttavia questo calo meno marcato, insieme con quello dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da -1,6% a -0,7%), è compensato dal rallentamento dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +3,2% a +1,6%).

Crescono i prezzi dei prodotti alimentari

In controtendenza, poi, crescono i prezzi dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti che arrivano all’1,9% per la verdura fino al 4% per la frutta. “Ma nei campi è speculazione al ribasso con clementine e carciofi sottopagati nei campi nazionali dove ha colpito il maltempo”, spiega la Coldiretti. “Con l’Unione europea nella morsa del gelo è allarme – sottolinea la Coldiretti – per le forniture di verdure, frutta e ortaggi sugli scaffali per effetto del crollo dei raccolti in molti Paesi”.

I consumatori lanciano l’allarme

Dal canto loro, i consumatori lanciano l’allarme. Per Federconsumatori l’andamento del carrello della spesa, insieme ai consumi delle famiglie “desta forti preoccupazioni sul futuro del nostro Paese”. Il Codacons segnala un risparmio medio di 61 euro per famiglia ‘tipo’, segnalando che l’andamento dell’inflazione nel 2020 “conferma da un lato i cambiamenti prodotti dal Covid, dall’altro le speculazioni sui prezzi che hanno colpito le famiglie. Con i listini che hanno subito sensibili rincari solo nei comparti dove gli italiani potevano acquistare”. Una vera e propria speculazione da pandemia, quindi. Anche l’Unione Nazionale Consumatori invita a valutare “l’effetto ottico” dei dati “falsati dal lockdown”.

Unioncamere: “Nel 2020 si registrano 273 mila cessazioni”

Ma è il dato sulle imprese che preoccupa di più. Lo scorso anno, infatti, nel Registro delle imprese – dati Unioncamere – sono state registrate circa 292 mila iscrizioni a fronte di ben 273 mila cessazioni. Il saldo è comunque positivo: +0,32%. Ecco perché il ministro dello Sviluppo economico, il grillino Stefano Patuanelli esprime soddisfazione. “Nonostante il clima di incertezza” il sistema imprenditoriale italiano “ha retto l’urto di una crisi simmetrica come quella generata dal Covid”, commenta Patuanelli. Tuttavia, avverte il titolare del Mise, “serve notevole prudenza” perché “gli effetti della pandemia perdureranno ancora e le sofferenze dei tessuti imprenditoriali sono pesanti e diffuse in tutto il Paese”.

Ludovica Colli

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