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Parnasi e la cena con Lanzalone e Giorgetti. "Il governo lo sto a fare io, eh!"

by La Redazione
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Roma, 15 giu – Il governo giallo-verde sarebbe nato anche grazie a una cena romana. Almeno stando alle indagini in corso in merito alla costruzione dello stadio della Roma. La cena al centro dello scandalo è a tre: ci sono il costruttore Luca Parnasi, l’uomo che i vertici del M5S hanno affiancato al sindaco Raggi, l’ex presidente di Acea Luca Lanzalone e l’attuale sottosegretario a Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti, della Lega. Dalle intercettazioni emerge soprattutto una rete di contatti e una serie di accordi che vede coinvolti gli esponenti del M5S romano, ad ogni livello.
Parnasi, secondo le indagini è “il dominus dell’associazione investigata”, il quale “avvalendosi dei suoi sodali” è “in grado di permeare le istituzioni pubbliche”. In soldoni, la sua rete, prima in rapporti con il Pd romano ora si è estesa ai grillini e infine al centrodestra e alla Lega.
Pochi giorni dopo le elezioni, “il 9 marzo 2018 Parnasi va a pranzo con Lanzalone. Nel corso dell’incontro i due disquisiscono di un incontro riservato che avverrà la sera del 12 marzo a casa di Parnasi, al quale parteciperà il parlamentare della Lega Giorgetti. Dal tenore della conversazione si evince che tale incontro deve rimanere riservato”. Gli investigatori poi riferiscono che “la vicenda assume ulteriore rilievo in ragione delle disposizioni impartite da Parnasi ai suoi sodali affinché le operazioni di infiltrazione abbiano successo, con i conseguenti vantaggi economici che deriverebbero al gruppo imprenditoriale/criminale”. Secondo una intercettazione del 15 marzo, Parnasi spiega al suo commercialista di fiducia: “Scusami, ma poi abbiamo qua altri 22.000 euro della campagna (elettorale, ndr), tu qui non hai messo le cose, la Lega ed Eyu (fondazione del tesoriere del PD Bonifazi, ndr)… La Lega ed Eyu li paghiamo ad aprile, quindi… È solo di essere precisissimi, che in questo momento io mi sono (poi sussurra a bassa voce parole incomprensibili)… Il governo lo sto a fare io, eh! Non so se ti è chiara questa situazione!“.
Sempre il 9 marzo, Parnasi critica Renzi, e chiede a Lanzalone di presentargli Luigi Di Maio. Lanzalone taglia corto sull’ipotesi che Renzi voglia farsi un suo partito: “Così è morto, non c’è lo spazio per fare una mossa del genere”. E poi, fa alcuni nomi del futuro governo giallo-verde. I carabinieri riportano che “dice che sicuramente entreranno in un Governo Spadafora, Fioramonti, Fraccaro, Bonafede e forse Laura Castelli“. Una previsione azzeccata in tempi non sospetti (e quindi davvero sospetti): su cinque nomi, due sono diventati ministri, tre sottosegretari. Lanzalone però non poteva ancora sapere chi sarebbe stato l’alleato di governo. L’avvocato genovese si augurava il più classico degli inciuci: “Il governo ideale sarebbe un governo di larghe intese con Lega, Fi, 5 Stelle e Pd per poter fare le riforme“.
Altra intercettazione importante sul fronte dei legami con la politica, quella del 6 aprile: l’immobiliarista dice di aver incontrato “stamattina tale Giancarlo in aeroporto” e aggiunge “che una non meglio specificata cosa va chiusa velocemente perché l’altro Matteo martedì o mercoledì si incontrerà col Cavaliere. Continua dicendo che Giorgetti gli avrebbe detto che il contratto (proposta politica per un contratto di governo avanzata dal M5S, ndr) va firmato subito, perché loro sono di Varese mentre ‘lui’ (evidentemente Di Maio Luigi, ndr) è di Pomigliano D’Arco”. Tra le risate, Lanzalone – che per i pm è il consulente di fatto del Campidoglio – “dice che c’è una spinta forte dai media ad andare verso il Pd e non verso il centrodestra”.
Ancora, il 6 maggio scorso, in piene trattative per la formazione del nuovo governo, Lanzalone e Parnasi sono in un bar al centro di Roma. I carabinieri riportano: “Parnasi parla con Lanzalone del possibile nascente governo, Lanzalone dice che gli girano le palle perché sarebbe una grande opportunità. Parnasi gli consiglia di mandare un whatsapp a Giancarlo Giorgetti ‘che è qua, a Roma’”. Dieci giorni più tardi, commentando con un’amica i suoi rapporti con “‘sto mondo dei 5Stelle“, Parnasi afferma: “Ormai… proprio sodali“.
Ma i rapporti con i 5 Stelle sono ancora più estesi. Il 30 gennaio scorso Giulio Mangosi, cugino e collaboratore di Parnasi, “riferisce a tale Fabio che Marcello De Vito e Paolo Ferrara gli hanno chiesto di aiutare la Lombardi”, candidata grillina alla presidenza della Regione Lazio. “Il giorno successivo risulta essere ad Ostia” e i carabinieri danno conto dell’appuntamento al quale partecipano anche il capogruppo M5S al Campidoglio Paolo Ferrara e Giampaolo Gola, assessore del X municipio, entrambi ora indagati. Due settimane dopo è Parnasi a raccontare di avere in programma un incontro con la Lombardi. Dopo le elezioni, come si legge in un’altra informativa degli investigatori, “Parnasi afferma di avere la possibilità di influire anche nella formazione di una maggioranza di governo a livello regionale (Lazio). Ciò emerge in una conversazione intrattenuta dallo stesso, il giorno 23 marzo, con un uomo in corso di identificazione, che comunque sembra essere molto vicino al presidente Zingaretti. Nel corso del colloquio, Parnasi precisa di aver saputo che Salvini (evidentemente Matteo Salvini) e Meloni (Giorgia) siano intenzionati a non consentire la formazione o a far saltare la maggioranza in Consiglio regionale, per scongiurare un rafforzamento di Zingaretti. Nella circostanza Parnasi aggiunge di poter interloquire con Stefano Parisi, con il quale ha un ottimo rapporto”.
Il costruttore romano finanziava tutte le forze politiche, almeno secondo quanto emerge da un’ulteriore intercettazione del 14 febbraio, quando chiede al suo commercialista “se ha parlato con Forza Italia e Fratelli d’Italia, ottenendo risposta positiva. Invece, citando il Pd, Parnasi precisa che provvederà personalmente l’indomani ed aggiunge, inoltre, di voler redigere una lista, evidentemente di contributi elettorali, che compilerà con l’aiuto della segretaria“. Nell’elenco figura, tra gli altri, l’allora viceministro degli Esteri Francesco Giro per 5 (5.000 Euro).
Ancora, Parnasi, parlando con il sodale Gianluca Talone, elenca nomi e partiti, anche il Carroccio (“Lega c’abbiamo cento e cento“, spiega, aggiungendo di voler effettuare i pagamenti “tramite due società nostre” e non come persona fisica), poi aggiungr: “Domani c’ho un altro meeting dei Cinque Stelle… perché anche ai 5 Stelle gliel’ho dovuti dare eh…“.
Ma non finisce qui: in uno degli ultimi atti giudiziari compilati prima degli arresti compare la lista più aggiornata degli indagati, in cui figura il presidente del Coni Giovanni Malagò. Tra le migliaia di conversazioni registrate ce n’è una del 2 dicembre 2017 in cui “Parnasi racconta di avere intenzione di chiedere a Malagò un supporto per il progetto del nuovo stadio del Milan”. Da altri colloqui gli investigatori sospettano che “Malagò abbia presentato a Parnasi il compagno della figlia con il preciso scopo di creare con quest’ultimo un’occasione professionale”. Inquisito anche il faccendiere Luigi Bisignani. Il suo nome compare più volte nelle intercettazioni e i pubblici ministeri ritengono che abbia offerto “un apporto” in almeno un caso di tentata corruzione.
Tornando all’incontro dell’11 marzo al Circolo Canottieri di Roma, quando arriva Malagò, lui e Parnasi, annotano gli inquirenti, “Commentano la cosa di Grillo (ossia il via libera alle olimpiadi Torino 2026, ndr)”. E Malagò racconta anche di essere stato a cena con Luca Cordero Di Montezemolo “che vorrebbe fare dichiarazioni contro i 5 Stelle (per le Olimpiadi di Roma)” e che lo stesso numero uno del Coni “ha cercato di bloccare”. Parnasi e Malagò concordano, scrivono i carabinieri, che i 5 Stelle “dovranno per forza ammorbidirsi se vanno al governo, per questo hanno scelto Di Maio che è un nulla, ma sa mediare“.

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Cesare 15 Giugno 2018 - 12:00

“Tra le migliaia di conversazioni registrate ce n’è una del 2 dicembre 2017” Quindi l’indagine andava avanti da tempo ma guarda caso solo dopo la nascita del nuovo governo che non piace ai poteri forti stranieri la cosa emerge. Ricorda tanto tangentopoli in cui riuscirono a fare fuori una intera classe politica che non voleva svendere l’Italia agli stranieri

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Raffo 15 Giugno 2018 - 12:34

Mah??? Millantatore, corruttore, sbruffone o grandissimo figlio di paragnosta??? Strano che dopo l’arrivo di un nuovo governo arrivi una inchiesta ben costruita e con le intercettazioni già pronte per i giornali……..la magistratura è una casta sinistra, piddina e praticamente impunita da sempre……….sento puzza di fogna, a 360 gradi ovviamente.

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