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Pd-manicomio, Renzi se ne va e Minniti ritira la candidatura

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 6 dic – Partito Democratico sempre più nel caos. Marco Minniti, scaricato da Matteo Renzi, ritira la sua candidatura a segretario. Un gesto – assicura l’ex ministro dell’Interno – compiuto “per salvare il partito”. “Come sapete non mi occupo del congresso del Pd”, replica dal canto suo l’ex segretario a chi gli chiede un parere.
“Quando ho dato la mia disponibilità alla candidatura sulla base dell’appello di tanti sindaci e di molti militanti che mi hanno incoraggiato e che io ringrazio moltissimo, quella scelta poggiava su due obiettivi: unire il più possibile il nostro partito e rafforzarlo per costruire un’alternativa al governo nazionalpopulista“, ha detto l’ex ministro a Repubblica.
Per Minniti il problema è che in corsa per la segreteria ci sono “troppi candidati, nessuno al 51%. Arrivare così al congresso dopo uno anno dalla sconfitta del 4 marzo, dopo alcune probabili elezioni regionali e poco prima delle europee, sarebbe un disastro – avverte – . Sarebbe la prima volta che un segretario del Pd viene eletto senza la maggioranza”, il che equivarrebbe ad “accettare l’idea di un partito che sia solo una confederazione di correnti”.
Il dato politico però è che Minniti lascia perché a sua volta è stato lasciato da Renzi, ormai intenzionato a farsi un partito tutto suo. Infatti, quando l’ex ministro dell’Interno ha chiesto ai renziani di firmare un documento intitolato “Il Pd è e sarà sempre casa nostra”,  l’ex premier ha fatto sapere che una carta del genere non l’avrebbe firmata mai. Inoltre, Renzi mai e poi sarebbe rimasto nell’ombra favorendo un Minniti qualsiasi.
L’ex premier sta già lavorando a un soggetto che potrebbe addirittura – sono questi i rumors – fondersi con i resti di Forza Italia in quel Partito della nazione di cui si parla da anni. E che ora potrebbe prendere forma in chiave anti-sovranista per arginare la valanga salviniana.
Ma torniamo al Nazareno. Ebbene, il ritiro di Minniti arriva quando alla sua candidatura è accreditato un consenso pari al 26% dei voti, secondo un sondaggio Emg Acqua presentato ad Agorà. Nicola Zingaretti è dato in testa alle preferenze con il 42%, secondo c’è appunto l’ex ministro dell’Interno (in calo di due punti rispetto a settimana scorsa) in terza posizione Maurizio Martina che guadagna tre punti e sale al 22%.
Il primo a commentare il ritiro è proprio il successore di Minniti al Viminale: Matteo Salvini. “Mi spiace che non ci sia un’opposizione in Parlamento, perché il governo lavora meglio se ha un’opposizione in salute e costruttiva. Ma in casa del Pd ogni giorno ne succede una. Mi spiace per il Pd e per gli italiani che in una sinistra seria ci credevano. Mi auguro che escano velocemente da questo buio”. ha detto il leader della Lega a Radio Anch’io su Radio 1.
Tira una brutta aria in effetti, e anche il super favorito Zingaretti è tutt’altro che sereno: “Per il Pd sono preoccupato e allarmato. Spero che qualcuno non abbia deciso di distruggere il Pd e stia giocando a un gioco macabro. Non dobbiamo permetterlo. Il Pd va cambiato, non picconato con le furbizie. Distruggerlo ora o puntare a dividere credo sia un immenso regalo al M5S e Salvini”.
Adolfo Spezzaferro

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1 commento

Giorgio 6 Dicembre 2018 - 12:45

Propongo le seguenti candidature per questa interessantissima vicenda di segreteria pd:
1 Oliviero Toscani, 2 Benetton Luciano, 3 Murgia Michela, 4 Renzi Matteo, 5 Prodi Romano (novità!) ed eventualmente una persona di cultura che sa quello vuole e soprattutto si esprime come si deve Valeria Fedeli: la piu’ meglio di tutte/i.

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