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Plusvalenze e recompra: il piano scudetto dell'Inter

by Paolo Bargiggia
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Roma, 3 lug – Il miracolo italo-cinese sul mercato l’ha compiuto l’Inter, incassando 50 milioni e mezzo esatti con la cessione di giovani calciatori del settore giovanile in poco meno di un mese, per rientrare nei paletti del fair play finanziario e mettersi in regola con le disposizioni dell’Uefa in materia di bilancio. Ma quella di Piero Ausilio, il direttore sportivo che adesso i tifosi neroazzurri vorrebbero fare Santo Subito, è stata una manovra speciale, così netta e particolare per il panorama del calcio italiano che va analizzata nei dettagli. E che sta prendendo piede anche presso altri club altrettanto qualificati come la Juventus: in sostanza, privarsi a prezzi, soltanto apparentemente fuori mercato, dei migliori giovani della Primavera, campioni d’Italia e del trofeo di Viareggio quelli con la maglia dell’Inter. Ma, questa volta, rispetto al passato con i Balotelli della situazione,  sulla base di un progetto cavalcato soprattutto in Spagna, i giovani talenti ceduti per potersi permettere il rafforzamento della prima squadra, sono partiti con la clausola della Recompra ad un prezzo già stabilito.

RECOMPRA O COMPROPRIETA’ MASCHERATA – La formula della recompra è stata istituzionalizzata per decreto dalla Federcalcio a partire dallo scorso primo giugno.  Così facendo, l’Inter è riuscita a prendere Politano dal Parma e Nainggolan dalla Roma, approfittando anche di un rapporto oramai logoro tra il centrocampista e il club giallorosso; totale dell’operazione Ninja, 38 milioni di euro, di cui 24 in contanti e 14 derivanti dalla valutazione, certamente un po’ forzata,  di Santon e del giovane trequartista della Primavera Zaniolo, valutato da solo 13 milioni. Ma soltanto con quest’ultimo, classe ’99, il club di Suning non ha inserito la Recompra nel contratto di cessione. Cosa invece accaduta con tutte le altre operazioni sui giovani:  Radu e Valietti, portiere e difensore, al Genoa, valutazione 15 milioni; Odegaard, punta danese al Sassuolo per 5 milioni; Bettella e Carraro all’Atalanta per 12 milioni. Questi sono solo alcuni dei movimenti giovani che hanno consentito all’Inter di costruire una squadra che in questo momento si candida ad essere l’anti-Juve nella prossima stagione. I riscatti di Kondogbia, Nagatomo e Manj da parte dei club che li avevano in prestito, hanno fatto il resto. Per qualche addetto ai lavori, la Recompra è una sorta di comproprietà mascherata che era stata abolita qualche anno fa, anche per evitare giochini contabili come le plusvalenze gonfiate

GIOVANI DA UTILIZZARE O DA “SFRUTTARE”? –  Anche il club di Andrea Agnelli ha cominciato ad esercitare il diritto di Recompra con la cessione di Mandragora all’Udinese per 20 milioni con il riacquisto fissato tra un anno a 24. Mandragora, classe 1997 ha già una discreta esperienza in serie A avendo giocato a Crotone. Ma i millennials dell’Inter, ceduti dai 5 milioni in su,  per aver  giocato soltanto in Primavera, non sono una sorta di acquisto gonfiato per  sistemare  i bilanci e i conti? Apparentemente si, nella sostanza no, perché a questi giocatori così giovani, 19-20 anni, basta fare un contratto di 5 anni (il massimo consentito in Italia) per poterli ammortizzare facilmente nel corso degli anni. Quindi, chi li acquista ha il suo tornaconto. E difficilmente, club così importanti che li cedono come Juve e Inter, eserciteranno la recompra dopo un anno. Insomma, una sorta di Mutuo Soccorso tra club per continuare a permettersi il rafforzamento delle squadre.

Ma è tutto oro quello che luccica? L’Inter, per capirci, è il club che da anni lavora meglio in Italia ed è tra i primi nel mondo, sul settore giovanile: il solco tracciato da Ausilio è stato ereditato con profitto da Roberto Samaden. L’Inter spende parecchi soldi per il vivaio, ma è anche parecchio organizzata. Al punto tale da potersi permettere di rinforzare la prima squadra con acquisti di prim’ordine finanziando le operazioni con i migliori elementi del settore giovanile. Ma è vera gloria? E’ certamente la strada più diretta e rapida per poter restare competitivi. Ma non quella progettualmente più logica, perché qualche giovane bravo dovrebbe essere inserito con coraggio in prima squadra, fatto giocare e poi valorizzato con sicure plusvalenze. Cosi fanno in molti campionati europei; i maestri sono gli olandesi e i belgi. Potremmo farlo anche in Italia, ma la programmazione e la pazienza non sono il nostro forte. Intanto, fate Santo Subito Piero Ausilio che ha acceso i sogni degli interisti a suon di plusvalenze e recompra.

Paolo Bargiggia

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