Roma, 1 giu – Il Pnrr continua a tenere banco in una polemica che adesso coinvolge anche la Corte dei Conti. Questo perché il governo sta cercando, tramite un emendamento depositato in Parlamento, di divincolarsi da alcune strette sulla sua capacità di manovra a livello economico che, ovviamente, ha scatenato aspre critiche a sinistra.
Governo, Corte dei Conti e Pnrr
Dall’esecutivo, tramite il ministro degli Affari europei e Pnrr Raffaele Fitto, il messaggio sembra abbastanza chiaro: “Nessuna invasione di campo”. Ma l’invasione di campo citata, nella fattispecie, tratta di soldi, ma soprattutto di poteri di controllo della Corte dei Conti che l’esecutivo vorrebbe cercare di limitare in un aspetto, ovvero il cosiddetto “controllo concomitante”, in corso d’opera, sui progetti del Piano. Un emendamento depositato in commissione a Montecitorio sul decreto Pa potrebbe frenare quella prerogativa dei giudici ma che lascerebbe anche le mani dell’esecutivo più libere di agire e – a quanto si continua a vedere – di non agire proprio sul cosidetto “Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Dal Pd, ovviamente pioggia di critiche, dalla Costituzione minacciata, all’operazione definita “scandalosa” fino alla ovvia lesione degli “equilibri tra i poteri. Ovviamente, è partito il ricorso sull’ammissibilità dell’emendamento stesso, e si dovrà attendere l’esito di questo procedimento. Ma al di là di tutto ciò, cosa stia cercando di fare il governo è un piccolo giallo, che però ha forse una spiegazione logica (chiaramente, solo ipotizzabile).
Un atteggiamento ambiguo che dura da mesi
L’esecutivo, sin dall’inizio, non ha mai mostrato disinvoltura nella spesa dei soldi del Pnrr. Qualcuno ha addirittura ipotizzato che stia tenendo questo atteggiamento di proposito, consapevole del salasso in termini debitori che la maggior parte di quella cifra comporta per le casse nazionali (122 miliardi circa sono prestiti, soggetti a restituzione e interessi), cercando di rimandarne indietro il più possibile proprio a tal scopo. Ovviamente è soltanto un’ipotesi, ma certamente la mossa di “divincolamento” dalla Corte dei Conti va nella direzione del tentativo di avere la maggiore autonomia possibile. Anche le parole del ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci sembrano suggerire qualcosa di simile: “È meglio rinunciare a qualche opera irrealizzabile piuttosto che dire ‘non siamo stati capaci di spendere'”. Come a dire, proviamo a rinunciare a parte di quei soldi. Di cui la maggior parte, lo sa chiunque ne stia avendo a che fare, sono tutt’altro che “gratis”. Anzi.
Stelio Fergola