Genova, 14 mag – Ci sarebbe l’ombra della camorra tra le ditte che stanno lavorando a Genova alla demolizione del ponte Morandi, crollato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. La Direzione investigativa antimafia di Genova sta notificando un’interdittiva antimafia, emessa dal prefetto, nei confronti della Tecnodem S.r.l., ditta napoletana che si occupa di demolizione di materiale ferroso e ha ottenuto 100 mila euro di commesse in sub-appalto dalla Fratelli Omini.
“Azienda permeabile di infiltrazione mafiosa”
L’azienda è ritenuta “permeabile di infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso”. L’amministratrice e unica socia della società è Consiglia Marigliano (peraltro priva di titoli o esperienze professionali di settore), consuocera di Ferdinando Varlese, pluripregiudicato napoletano domiciliato a Rapallo, che risulta anche tra i dipendenti della stessa ditta insieme a due suoi figli e a una nipote. Varlese è stato condannato nel 1986 dalla Corte d’Appello di Napoli per associazione a delinquere in un processo che vedeva tra gli imputati anche soggetti affiliati al clan Misso-Mazzarella-Sarno guidato da Michele Zaza e Ciro Mazzarella. Tredici anni fa ha ricevuto un’altra condanna in secondo grado per estorsione tentata in concorso con l’aggravante mafiosa: un episodio dal quale – è la tesi della Direzione investigativa antimafia genovese – “si evincono in maniera circostanziata i legami di Varlese con il sodalizio camorristico D’Amico”, al quale il consuocero dell’amministratrice di Tecnodem “risulta legato da rapporti di parentela”. Sulla base di questi accertamenti, la Dia di Genova ha ritenuto che la società sia in una “condizione di potenziale asservimento” o “condizionamento” dei clan camorristici.
Risolto il contratto
La struttura commissariale per la demolizione e ricostruzione di Ponte Morandi ha “risolto” il contratto con la Tecnodem. “Dato il provvedimento interdittivo adottato dalla Prefettura nei confronti dell’impresa Tecnodem srl, la struttura commissariale ha provveduto a chiedere l’immediata risoluzione del contratto in essere all’Ati di demolizione. “Al provvedimento si è arrivati grazie all’efficienza dei controlli svolti puntualmente eseguiti nei confronti delle aziende che orbitano attorno al cantiere”, si legge sul sito della struttura.
Ludovica Colli
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